La Compagnia della Rancia fa rivivere tutta la magia di “Pinocchio. Il Grande musical”
Ci siamo detti: “E adesso? Un’altra recensione su Pinocchio? Sul serio?” E poi, chi l’avrebbe fatta tra di noi di Musical!?
Così ci è venuta un’idea (a dire il vero è venuta a Paolo Vitale). Perché non scriviamo una recensione epistolare? Cambiamo le regole, rendiamola diversa. E firmiamola insieme. L’idea era di fare come Gianni e Pinotto. O come Starsky & Hutch. O magari più precisamente come Waldorf e Statler (meglio noti come “i vecchietti del Muppet Show“).
Il risultato è questo.
Ah, se vi doveste annoiare vista la lunghezza, andate subito alle conclusioni visuali. Però vi avvertiamo: un po’ ci perdete.
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Paolo Vitale: Finalmente posso dire di aver visto Pinocchio! Indredibile dictu… ma ero forse l’unico in Italia a non averlo ancora visto.
Lucio Leone: No, no-no. Questo è falso. Mi risulta che ci sia una certa Carmelina qualcosa… Carmelina Delogu credo, di anni 97 abitante in una frazione di Tramatza in provincia di Oristano che, sorda dalla nascita, si sia finora bellamente rifiutata di vederlo. Ah, per non parlare dei due bambini ospitati nel reparto di neonatologia di Palermo nati ieri dopo lo spettacolo che ancora sono felicemente ignari di burattini di legno e affini. Per dire, no? Ok, serio. Ma la vuoi fare tutta così la recensione? Ma che, davero-davero?
PV: Si certo davvero! Secondo me può venirne fuori qualcosa di interessante! E poi se cominciamo già con la signora Carmelina di Tramatza non oso immaginare con cosa finiremo! Comunque, tornando a noi, finalmente ho visto Pinocchio! Sono anni ed anni che ne sento parlare dai fan di tutte le età. Molti mi hanno chiesto come mai non avessi visto il DVD, ma vedi, io proprio non riesco a vederlo il teatro in tv. Ho una sorta di blocco. Fa eccezione L’Aggiungi un posto a Tavola di Dorelli perché con quello ci sono cresciuto! Per il resto proprio non riesco. Tu invece l’avevi già visto no?
LL: Ah no, pensa tu che a teatro l’avevo perso anche io. Insieme alla signora Carmelina. Però siccome non sono così talebano come te sui dvd, me l’ero “sparato” comodamente a casa mia. Mi sono preparato. Col metodo “Bignami”. Comunque lo sai: mi fido di te, quindi recensione epistolare sia. Solo che… posso avanzare una proposta accessoria?
PV: Avanza pure!
LL: Ho un’amica, architetto anche lei come noi due e anche lei appassionata di teatro che mi ha regalato un preziosissimo taccuino per aiutarmi a prendere nota degli spettacoli che vedo per recensirli in seguito. Tu chiederai “perché preziosissimo”? Oh, presto detto: ogni pagina è un diagramma su cui appuntare visivamente gli elementi che compongono l’allestimento. Una cosa così insomma:
Che dici: lo possiamo usare come traccia per aiutarci a organizzare il discorso su Pinocchio?
PV: Ma che figata somma! Certo che possiamo!
LL: Oh bene! Bene, bene bene! Allora che dici? cominci tu? Da che vuoi partire?
PV: Inizierei dal testo!
LL: Uhm ok. Mi pare giusto: e testo sia. Che, per la cronaca è a firma di Saverio Marconi e Pierluigi Ronchetti con liriche di Valerio Negrini. Tratto (ma dai?…) da “Le Avventure di Pinocchio Storia di un Burattino” di Carlo Collodi (…questa la sapeva anche la signora Carmelina). Come t’è parso?
PV: Devo essere molto sincero: la love story di Geppetto proprio non la digerisco! Ma con tutto quello che Collodi ha scritto su Pinocchio, che bisogno c’era di inventarsi pure un’improbabile flirt di Mastro Geppetto con una certa Angela? A questo proposito vorrei ricordare il sublime esempio della trilogia Tolkeniana: in tutta la saga de Il Signore degli Anelli non esiste una storia d’amore! Giusto qualche accenno, ma nulla più. Cito l’esempio di Tolkien solo per dimostrare che questa fissazione “disneyana” per le “love story” dobbiamo farcela passare: possiamo scrivere belle storie anche senza parlar d’amore (“amore” nel senso dell'”eros” greco)! Scusa lo sfogo, ma ho trovato questa scelta del testo davvero fuori luogo. Pinocchio è una storia universale archetipica, non credo abbia bisogno di aggiunte.
LL: Oh. L’hai presa larga. Mah, ti dirò: io non sono talebano nemmeno sugli adattamenti e Angela in qualche modo trovo sia un personaggio con un proprio equilibrio, comunque funzionale e ben delineato. Teatralmente la costruzione del testo in fin dei conti mi è piaciuta, sia come struttura che dal punto di vista dei dialoghi. Mi stupisce solo che molte cose specifiche del testo originale, cose che gli danno un sapore del tutto unico si siano perse. Geppetto è il “babbo” di Pinocchio, non il “papà”, così come le monete d’oro erano zecchini (e chi glielo dice se no a Cino Tortorella o alla buonanima di Mariele Ventre?). Ma a parte questo secondo me, per l’appunto funziona tutto bene. E già che l’abbiamo citato… restiamo su Saverio Marconi e parliamo della Regia? Eh, ci sarà un motivo per cui l’equazione Marconi = Musical da un imprecisato numero di anni è valida. A me per esempio le cose di Marconi piacciono tanto. Non dico sempre e a prescindere, ma proprio come stile. Per la cura, la profondità e l’attenzione. Lui è veramente un Uomo di Teatro. E questo fa la differenza.
PV: La regia anche a me è piaciuta tanto. E forse assieme alla scenografia di Gabriele Moreschi su bozzetti originali di Antonio Mastromattei è proprio il vero punto di forza dello spettacolo. Hai notato anche che lo spettacolo è pieno di “effetti speciali”? Hanno sorpreso me, figurati lo stupore che possono suscitare nei bambini! La trasformazione del manichino in Frattini, per esempio, è fatta talmente bene che nonostante sia rimasto lì con gli occhi sgranati per scoprire il trucco… niente, non me ne sono accorto! Nel complesso lo spettacolo ha un buon ritmo. Unica nota negativa: la durata! Io sono talebano pure in questo: tagliamo, tagliamo e tagliamo! Basta con questi spettacoli infiniti!
LL: Ah! Io ero seduto più avanti. E la trasformazione l’ho beccata. Tiè. Comunque sì: e che gli vuoi dire? Tutto perfetto. Scene, costumi, effetti speciali sono eccellenti. Boja (in omaggio alla fiorentinità del Pinocchio originale)! ma non è che stiamo diventano troppo buoni?
PV: Vuoi sapere se sono diventato troppo buono? Parliamo delle musiche allora.
LL: AH! Ok. Parliamone. Dal tono intuisco. Ma era a livello “corazzata Potemkin” o semplice “non mi garba punto” (di nuovo omaggio… fiorentinità-Collodi-eccetera)? Aspetta, se no ti esponi sempre prima tu, ti dico la mia. Non è musica da musical secondo me. A parte qualche canzone (“C’era una volta”, “Vita”, il terzetto di Angela, Geppetto e Pinocchio e ovviamente “Gatto&Volpe SpA“) non sono brani che mi appassionino. Faccio fatica a considerarli parte di una storia teatrale. Troppo Pooh. Che va bene, se ti piacciono i Pooh. Credo.
PV: Io ho trovato tutto lo score di una monotonia imbarazzante. Come dici tu, ad eccezione di due-tre brani, il resto sembrava tutto uguale. Mi perdonino i Pooh, ma il musical è altro. E poi un’altra cosa che non mi ha convinto è stata l’impostazione vocale generale: sembrava tutto urlato. Una cosa è spingere in avanti la voce, un’altra è urlare dalla prima all’ultima nota! Non sto parlando dell’interpretazione dei singoli artisti, ma proprio della scrittura dei brani. La lezione di Webber non è stata ben recepita evidentemente. Ma nemmeno quella di Garinei e Giovannini. Hai ragione: non è una musica da musical! Vorrei rivedere lo stesso spettacolo, ma con tutti i brani riscritti. Pensi ancora che sia troppo buono?
LL: Prima sento che ne pensano i Pooh. Poi te lo dico. Comunque, visto che hai parlato di interpreti affrontiamo questo aspetto. Che ne pensi? Chi ti è piaciuto?
PV: Il cast l’ho apprezzato tutto. Ho amato la coppia Sticotti-Marangoni ovvero il Gatto e la Volpe. Forse sono anche i personaggi scritti meglio. Ma anche Corucci nel ruolo di Mangiafuoco… Oppure Inzirillo in quello di Lucignolo, anche se avrei preferito un po’ di cattiveria in più in questo personaggio. Inzirillo l’ha reso un po’ troppo “sognatore” e poco teppistello! Il grillo di Fiorenti è stato invece forse più giusto rispetto all’interpretazione di Inzirillo, ma di contro l’ho trovato fin troppo pulito! Dovrebbe sporcarsi un po’ di più Fiorenti, giocare più col personaggio.
LL: Però bravi: quoto e sottoscrivo, quoto e sottoscrivo! E rilancio con un Re ed un tris di donne: Roberto Colombo mi è piaciuto, sia come attore che come cantante. Non è una novità che sia bravo, ma questo Geppetto umano e vero funziona proprio perché ha saputo metterci qualcosa in più. Poi c’è Beatrice Baldaccini che ho trovato incantevole. La sua canzone è deliziosa e lei lo è altrettanto. Ah, sì, che brava. Continuo con Claudia Belli. Non so che ne possa tu pensare visto che Angela la interpreta lei, ma sono felice di averla ritrovata al meglio (in una versione BSMT di Next To Normal a Bologna era stata bravissima, in Grease dove interpreta Miss Lynch invece non m’aveva per niente convinto, e qui di nuovo sì). Brava due. Son perplesso su Paola Ciccarelli invece. Lei in genere mi piace come performer ed è una brava attrice ma accidenti! In Pinocchio le si chiede essenzialmente di cantare e le note che prende in alcuni momenti nelle vesti di Mamma di Lucignolo sono… da antifurto! La fastidiosissima festa latina fuori del Teatro (che ogni tanto si sente in lontananza nei momenti di silenzio) è venuta a protestare durante i suoi acuti!
PV: La Belli è stata molto brava anche secondo il mio di modesto parere. è riuscita a rendere credibile un personaggio che nella storia collodiana non esiste e che, diciamolo francamente, è anche abbastanza banale. Non ha una vera caratterizzazione. La Belli però lo porta a casa meravigliosamente bene. E’ solo grazie al suo grande lavoro sul personaggio se non viene voglia di prendere a schiaffi Angela!
LL: Resta solo Manuel Frattini. Alias Pinocchio. Tipo… da sempre?
PV: Ecco… è il “da sempre” che mi perplime. Fermo restando che amo Manuel Frattini e che lo reputo forse il performer più completo in Italia… Ma accidenti, possiamo vederlo in un personaggio che non sia Pinocchio, Aladdin, Pollicino, Peter Pan, Puffo Inventore, Brontolo o Calimero? Cosa posso dire sul suo Pinocchio? Assolutamente nulla! Manuel Frattini è Pinocchio! Come Manuel Frattini è Peter Pan! Lo sappiamo benissimo. Adesso però basta! Vogliamo vedere Frattini in qualcosa di assolutamente nuovo! Frattini ha una tale versatilità che è un vero peccato averlo ingabbiato solo in questo tipo di personaggi. Alla sua età può (e deve!) permettersi di fare altro!
LL: Anche a me Frattini è piaciuto molto. E a differenza di altre operazioni “nostalgia” di queste ultime stagioni sono convinto che abbia affrontato con grande mestiere ma comunque senza “abitudine” il ruolo e lo spettacolo. Ci ha messo un impegno da Artista che è esattamente quello che ci si aspetta da un professionista come lui. Però anche io, quando vado di DreamCast e Fantamusical, pensando a possibili-impossibili adattamenti italiani di spettacoli stranieri lo voglio immaginare in ruoli diversi, meno fiabeschi. Vado di iperbole? Pensalo come Billy Flynn…
PV: Esatto. è proprio quello che intendevo io! Che poi è quello che hanno provato a fare un po’ con Cercasi Cenerentola, ma il risultato non è stato convincentissimo! Frattini deve comunque essere protagonista assoluto dello spettacolo!
LL: Ma perché scusa, se ho una Ferrari devo per forza usarla fuori dal garage? Oh aspetta: in effetti sì. Devo. Va be’, mio caro Waldorf (o preferisci Statler?) mi sa che siamo di nuovo tornati ad essere troppo buoni. E considera che non ci manca poi molto per finire il diagramma! Solo le voci relative a luci costumi e ballo/coreografie.
PV: Le luci le ho trovate ottime! Narrative e d’effetto al punto giusto! Luci ed ombre calibrate perfettamente. Volevo trovare un errore, ma non ci sono riuscito!
LL: Oh, ok. E allora vedo le tue luci ben fatte e rilancio con le coreografie di Fabrizio Angelini (e Daniela Gorella). Ma che gli vuoi dire ad Angelini? Con questo spettacolo ha “fissato” uno standard. E se funzionano ancora così bene a distanza di anni vuol dire che era (ed è ancora) un lavoro ineccepibile. Però un colpo di coda finale magari gratuito, e certo del tutto personale, fammelo fare. La complessità di “Sballo” in cui tutti i performer in scena si muovono indipendenti l’uno dall’altro ma finiscono per formare la chorus line sincronizzata o l’effetto del movimento in fondo al mare di “Galleggiando” secondo me sono l’unico motivo per cui queste due canzoni sono diventate così famose. Con qualunque altro lavoro coreografico e di regia non di questo livello sarebbero… lo dico? ma sì: sarebbero piuttosto noiose. Ok, mi sa che mi sono giocato anche io gli accrediti per i prossimi concerti dei Pooh. Vai compare, mancano solo i costumi di Zaira De Vincentiis (e Carla Accoramboni) e poi i saluti e gli inchini finali.
PV: I costumi li ho trovato giusti. Avrei gradito però meno l’effetto di “nuovo”. Alcuni tessuti sembravano appena usciti dal negozio.
LL: La miopia mi penalizza. Io vedevo colori e forme (e continuo a sapere quando avviene il cambio del burattino con Frattini e tu no, tiè) ma l’effetto nuovo sai che mi è sfuggito? Però posso dire che li ho trovati molto ben pensati in relazione alle motivazioni “moderne” dei personaggi. Poco costume fiabesco e molto abito di scena, e questa cosa mi piace. Fossimo critici di moda potremmo dire che andiamo dal favola-grunge di Lucignolo al fairy-à-porter di Turchina.
PV: L’effetto speciale della trasformazione l’ho scoperto! O meglio, me l’hanno spiegato! Povero Frattini! Onore al merito!
LL: Ohhhh! bene! Ma quindi con te che finalmente sai come lo trasformano… direi che abbiamo detto tutto. Possiamo solo chiudere invitando o meno le persone a vedere lo spettacolo!
PV: Ti faccio io la fatidica domanda: varrebbe la pena di prendere un taxi per andare a vedere Pinocchio il Musical?
LL: Sì. Secondo me sì. è uno spettacolo che nel bene e nel male rappresenta sia i meriti sia le potenzialità del teatro musicale italiano. Non è il genere di musical che preferisco e come ci dicevamo alcune cose non mi paiono perfette ma lo consiglierei assolutamente. Innanzi tutto perché… è fatto bene.
PV: Lunga vita alla Rancia dunque! Lunga vita a Pinocchio!
LL: …signora Carmelina? E su. Faccia uno sforzo e vada a vederlo! A questo punto mi sa che manca davvero solo lei.
Nota: Il diagramma-ragnatela è una brillante idea di Elisabetta Ronchi, che ringraziamo perché ha saputo rendere immediate e “visuali” parole e pensieri.