SECONDA PUNTATA
di Piero Di Blasio
Riassunto delle puntante precedenti: l’attore ha scoperto di essere pagato 65,00 euro lordi al giorno per il proprio mestiere e ha anche scoperto di averte un fratello minore chiamato “allievo” che ne percepisce 52,97 lordi. Dopo essersi ritrovati, si riuniscono per poter realizzare il sogno della loro vita: andare in scena. Ma il produttore, dopo aver trovato un accordo con le parti, decide che dovranno esserci un tot numero di allievi per una certa quantità di attori. Quando il produttore si presenta con il contratto scoprono finalmente come verranno pagati.
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L’attore è andato sereno all’incontro con il produttore. Sa che quello che lo aspetta è regolamentato dal CCNL. Ma non sa che ad aspettarlo c’è la D(e)roga. Purtroppo la D(e)roga è la malattia del secolo. In tanti ci sono caduti e una volta in quel tunnel è difficile uscirne. Il nostro eroe è impotente davanti a questa piaga sociale e, sempre più spesso, è costretto ad accettare l’invito ad usarla, pur di salvaguardare gli ultimi interessi economici rimasti.
(Pubblicità progresso: LA D(E)ROGA UCCIDE!)
I primi a farne uso sono stati i Produttori, ma come erroneamente si pensa, non è un vizio da ricchi. Anche le realtà più umili la usano, per evitare di far lievitare i costi o, soprattutto, per evitare di pagare le prove. Le prove… Lo diceva anche l’uomo ragno: da un grande potere derivano grandi responsabilità. Le prove sono il vero potere di questo assurdo mestiere. Senza prove non si potrebbe mai mettere in scena qualcosa. Non si saprebbe cosa recitare, cosa cantare, cosa ballare, dove andare sul palco, con che luce illuminare o quale microfono accendere. No, le prove non si possono ignorare. Per questo il CCNL ha pensato di renderle “sacre” e “universali”. “Le prove” sono l’ultimo baluardo comunista da Marx in poi. Tutti percepiranno la stessa paga che corrisponde, esattamente, al minimo sindacale, “indipendentemente dal livello del compenso giornaliero individualmente pattuito” (cit.).
Poi però sono intervenuti i teatri stabili che hanno modificato un po’ la norma (facendo fare il primo sussulto nella bara a Marx) stabilendo che i loro attori sono un po’ più attori e che per le prove hanno diritto a 69,81 euro al giorno. In base a cosa?
Piccolo flashback.
Quasi ogni regione ha il proprio teatro stabile (che in realtà è diviso in tre tipologie: stabile, stabile ad iniziativa privata e stabile d’innovazione). Quando Grassi e Strehler codificarono il teatro stabile, lo fecero per dare una realtà identificabile e popolare all’arte. Chiesero allo stato di partecipare attivamente a questa iniziativa come se il teatro fosse un corpo di polizia o dei vigili del fuoco, ovvero NECESSARIO. Nell’erigere questo monumento tutto italiano, considerarono che gli spettacoli negli “stabili” fossero “stabili” e stanziali. Pertanto garantirono agli Attori impegnati in queste strutture una paga leggermente più alta per sopperire alla mancanza di indennità economica derivante dal cosiddetto “giro” (solo agli stabili ad iniziativa privata erano permessi gli scambi detti “ospitalità”).
Ma torniamo al nostro eroe. Questo è il primo incontro – scontro tra il tremendo produttore e l’indomito attore. L’attore sa che tipo di trattamento gli spetta per le prove, ma non sa il trattamento che ha in mente il produttore per lui. Il nostro cattivo sguinzaglia il primo dei suoi mastini: il forfettario. Il forfettario è un ex picchiatore della bassa padana. Cresciuto nella fitta nebbia fluviale, non si cura di chi colpirà, anche perché non li vede, causa nebbia. Colpisce e basta. E quando il produttore lo libera, sa già che tornerà a casa con diverse teste di attori come trofei. Il forfettario va un casino quest’anno (non se ne abbia “Zoolander”).
Il nostro attore cede. Ha perso la prima battaglia. L’allievo attore, per sicurezza e avendo visto il fratello maggiore, va all’incontro già con la testa su un vassoio d’argento e una mela in bocca. I poveri sventurati cercano allora di battersi con tutte le loro forze su un altro fronte. Sanno che il produttore tiene segregata la bella commercialista di Voghera: Diaria. Loro la vogliono e il Cattivo non vuole dargliela. Comincia un nuovo scontro. Diaria merita di andare con l’attore, anche perché si amano, da sempre. L’attore con lei ha anche acceso un mutuo e comprato casa (ormai non più…bei tempi). Il nostro eroe vuole Diaria e con lei vuole 95 euro al giorno, senza giustificazioni. Al cattivo non sta bene. Allora l’eroe gli propone di presentare delle “pezze d’appoggio” che vadano a coprire l’importo! (in fondo da qualche parte era scritto che si poteva fare in entrambi i modi). Il cattivo vacilla. Non sa se accettare. Allora l’attore ha un’idea. Si ricorda di quando la commercialista Diaria gli spiegò come poteva essere impiegata. “47 euro e 50 per dormire e 47 euro e 50 per i due pasti!” Gli disse. “Ma non mi tassano mica tutta, sai? Solo il 40 %!”
E così propone un accordo. Chiede al produttore di avere Diaria, 95 euro al giorno e gli concede la possibilità di tassare solo il 40 per cento del totale (in realtà è lo stato che lo ha deciso, ma nella nostra serie faremo finta di non saperlo). Il produttore cede. All’improvviso, sul CCNL una scritta a fuoco si imprime sul foglio. È stato siglato un accordo sull’attività fuori sede. E proprio mentre avviene questo miracolo, il produttore decide che non concederà Diaria. Non la darà mai più via! Ma per essere buono acconsente affinché l’attore possa dormire con Diaria a spese del “magnanimo” produttore, per i pasti, però, si dovrà arrangiare!
L’attore, stremato dalla lotta, accetta. Il fratello minore si presenta alla firma del contratto direttamente in pigiama e col cuscino sotto il braccio. Fortuna che la mamma gli ha dato il cestino col panino.
Inizia la loro avventura. Sono già distrutti. Ma cosa accadrà ancora?
Lo scopriremo nella prossima puntata.
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DALLA SECONDA LETTERA DEL REGOLAMENTO DI PALCOSCENICO
La preghiera dell’errore.
Se ho sbagliato, pagherò.
In che modo e che misura,
per adesso non lo so.
Se la colpa è molto pura
Il mio capo chinerò,
se la pena è un po’ più dura
dei denari verserò.
È la multa, cosiddetta,
che mi obbliga alla gogna.
Decurtata dalla retta
Per gli anziani artisti di Bologna.
Cinque giorni di istruttoria
Per il torto che ho commesso.
Se non giungo alla vittoria
Me ne andrò ferito e fesso.