Disincantate è il geniale, esilarante musical-off messo in scena dai perFORMErs che racconta la vera storia delle principesse più amate dopo il
“e vissero tutti felici e contenti”
Di Lucio Leone – Fotografie Franco Emme Photo
Eh, lo so, dovendo recensire la prima assoluta di Disincantate, l’annosa questione del perché in Italia non si scrivano, producano e mettano in scena musical “off” più spesso tale si dimostra: annosa. Non sono poi molti i “teatri-palestra” in cui si possano testare talenti e affinare tecniche di scrittura o regia, e di contro i nostri giovani creativi e produttori spesso confondono dimensioni e gratificazione (e no: non è un’allusione sessuale. Parlavo di allestimenti. Anche se, mi rendo conto, a volte il sospetto che le cose siano collegate c’è).
Quando si tratta di prendere riferimenti a cui ispirarsi nella composizione – o mentre si scelgono i diritti di produzione – un pelino di megalomania nelle artistiche testoline di tanti nostri connazionali infatti è spesso in agguato, salvo poi far partire le geremiadi “eh, ma non ci si deve confrontare con Broadway…”, “loro hanno mezzi che noi non abbiamo…” o “il pubblico non conosce/non capisce…”, declinate tutte in varie versioni con tono lamentoso. Adlib.
Ecco, grazie a Disincantate forse, e dico forse, la cosa potrebbe almeno in parte un pochino cambiare. Al di là dello spettacolo in sé di cui ovviamente meglio tratterò in seguito, l’effetto che mi auguro possa avere questo musical della Compagnia perFORMErs è che si possano vedere sempre più spesso titoli brillanti e ben fatti come questo, magari di dimensioni contenute, ma essenzialmente molto ricchi di idee e talento.
Nato sui palchi del Fringe Festival a Orlando prima e poi diventato un off-Broadway di successo, Disincantate non è certo un prodotto che possa essere considerato totalmente Made in Italy, ma onestamente, quando un musical ha canzoni orecchiabili al primo ascolto, battute fulminanti, un messaggio che vale la pena sottoscrivere visto che parla di auto-accettazione, di come combattere stereotipi di genere e quei messaggi fuorvianti per le bambine che certe favole portano con sé, per cui per essere considerata in gamba devi: 1. conquistarti un bel principe, 2. avere un bel vestito, 3. essere magra e bella (so che sembrano le regole di “Barbie-Reginetta del Ballo“, ma non è che Disney-Mattel-marketing abbiano fatto proprio passoni da gigante dagli anni ’50 a oggi in materia), non potrebbe importarmene di meno. La cosa importante è che è stato pescato in quel ricco e prolifico calderone degli spettacoli off non a caso, ma scelto intelligentemente e ancora più intelligentemente adattato al nostro mercato, perché dai e ridai tra questo, Ti amo sei perfetto ora cambia -ancora rappresentato dopo tre anni di successi-, Nunsense -vincitore degli scorsi Italian Musical Awards nella categoria off- e simili… vuoi vedere che prima o poi si capirà che questa è la strada giusta per fare buon teatro con investimenti contenuti riavvicinando contestualmente il pubblico al genere musical?
Comunque, polemiche e rivendicazioni a parte, tornando a bomba su Disincantate, andato in scena in prima assoluta a Cassina de’ Pecchi il 27 aprile, il rischio di farne un allestimento che ne snaturasse verve e spirito era sicuramente presente. Gli off infatti, soprattutto quando non hanno un vera e propria trama ma sono costruiti come una serie di scene e numeri legati da un filo logico, sono spesso basati su riferimenti, citazioni, allusioni che devono essere immediatamente riconosciuti e condivisi dal pubblico, e fortunatamente i perFORMErs hanno trovato in Nino Pratticò un ottimo alleato che ha saputo adattare alla nostra realtà i testi e le liriche originali di Dennis T. Giacino, così che non si perdesse mai una sfumatura del discorso, uno spunto ironico. A lui si sono affiancati la direzione musicale e l’accompagnamento live di Eleonora Beddini, davvero ineccepibile in entrambe le vesti, e le coreografie e i movimenti scenici curati da Luca Peluso, capaci di riempire il piccolo palco senza mai sovraffollarlo. Menzione a parte per i deliziosi, esilaranti costumi di Elena Mancuso e scena e attrezzeria, elegantemente realizzate da Selena Zanrosso. A completare la revue del team creativo la divertita regia di Matteo Borghi (coadiuvato da Sara Persali e con Giuseppe Di Falco come produttore esecutivo) che si è perfettamente integrata con la davvero eccellente scelta del cast operata con competenza e mestiere da Edoardo Scalzini. A interpretare dieci principesse, auto-definitesi “stronze”, sono state infatti chiamate sei attrici che hanno incarnato in maniera incantevole vizi e virtù di ognuno degli iconici personaggi a tutti noi molto cari. Capitanate da una perfetta Biancaneve-Claudia Cecchini, assolutamente a proprio agio tanto attorialmente che vocalmente nel ruolo, anche Claudia Belluomini (la narcolettica Aurora), Dolores Diaz (Tiana), le due fuoriclasse Natascia Fonzetti e Beatrice Baldaccini (due grandi risorse del nostro teatro musicale, ognuna alle prese con tre personaggi: Mulan, Pocahontas, Jasmine la prima; Belle, Rapunzel, Ariel in calze… a rete la seconda) e Martina Lunghi, la cui svaporata caratterizzazione di Cenerentola sfiora la perfezione.
Filato tutto liscio? Ok, sì: quasi. Due piccoli appunti che riguardano un seccante problema di taratura dei microfoni che ha reso difficile capire alcune parole e il ritmo in un paio di recitati che risultava calante rispetto al resto dello spettacolo. Il lettore attento capirà tuttavia che si è trattato più di inconvenienti da “Prima” che di questioni sostanziali.
La solita domanda finale che in Rivista Musical! siamo soliti porci è “prenderesti un taxi per (ri)vederlo?”. La mia risposta è un entusiastico sì. Anche se il taxi deve (ri)portarmi a Cassina de’ Pecchi*, attraversando un paio di confini comunali, con relativo aggravio sul tassametro. Due consigli: cercate fin da adesso il numero di un radiotaxi, vi sarà utile perché anche se poi vi sembrerà di essere davvero entrati in un teatro off-Broadway per ciò che vedrete, da noi non si usa scendere per strada e fischiare come Holly Golightly per chiamarne uno. E poi spargete la voce, fate tamtam, avvertite gli amici. Il bel Teatro si sostiene solo così.
*Cassina de’ Pecchi è metafora per chi, come il sottoscritto, vive a Milano o hinterland. Le date però della tournée che porterà Disincantate in diverse piazze italiane – a Cassina torna il prossimo 4 maggio – le trovate sul sito ufficiale dello spettacolo.