Simona Distefano racconta l’evoluzione della sua Maddalena in Jesus Christ Superstar accanto a Ted Neeley e parla dello spettacolo: dall’esperienza in Olanda, alla musica di Webber.
di Ilaria Faraoni
Jesus Christ Superstar di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, nell’allestimento italiano in lingua inglese di Massimo Romeo Piparo si appresta a terminare il tour a Roma, al Teatro Sistina, dove lo spettacolo sarà in scena dal 12 al 23 aprile (leggere l’articolo su Central Palc QUI). Gran finale poi, a maggio, in Olanda, dove lo spettacolo diretto da Piparo ha già vinto anche il MusicalWorld Award – come miglior produzione internazionale.
In occasione delle ultime date italiane, abbiamo intervistato Simona Distefano, che veste ancora una volta i panni di Maddalena accanto a Ted Neeley, l’indimenticabile Gesù del film di Norman Jewison del 1973.
Simona, è già passato qualche anno da quando sei entrata nel cast di Jesus Christ Superstar nel ruolo di Maddalena. Che evoluzione ha avuto la tua interpretazione del personaggio, dalla prima volta?
Mi sento un’altra persona! Se penso alla mia Maddalena di due anni e mezzo fa vedo una ragazzina coraggiosa, un pò ingenua e innamorata. È stata pure impaurita, persa, insicura e dura, in un periodo. Ora c’è tutto questo, addolcito dalla calma e serena consapevolezza che ciò che ci rende vivi è amare.
Che rapporto avevi con Jesus Christ Superstar prima di entrare a far part del cast? Era tra i tuoi titoli del cuore?
Sì, ovviamente l’avevo ascoltato e riascoltato da piccola, ma mai avrei pensato di farne parte, tra l’altro proprio con il grande Ted Neeley!
Come è cambiata la tua percezione dell’opera, vivendola dall’interno?
L’ho apprezzato ancora di più e ho definitivamente compreso che Webber e Rice siano due geniacci! A soli vent’anni (io a quell’età facevo ancora le mock audition, simulazioni di audizioni, alla Bsmt) hanno concepito un capolavoro eterno di drammaturgia e musica rock!
È stato difficile, all’inizio, rapportarsi con una figura come quella di Ted Neeley? Ne eri intimorita o è stato uno stimolo in più?
Entrambe le cose. All’inizio, durante le prove, non credevo ai miei occhi, poi ho cominciato ad appollaiarmi dietro le quinte durante Getsemani, come tutti i miei colleghi, e ho continuato a non credere ai miei occhi. È una grande fortuna poter osservare, tutte le sere, artisti come lui all’opera sul palco: una scuola d’Arte.
Con Jesus Christ Superstar siete riusciti ad arrivare anche all’estero. Hai notato differenze riguardo all’impatto di alcune scene sul pubblico, alle reazioni degli spettatori?
Non credo di peccare di arroganza nell’affermare che quest’opera porti ovunque con sé un grande entusiasmo. Qualcuno aveva messo le mani avanti riguardo al pubblico olandese, dicendoci che non avremmo riscontrato lo stesso calore italiano. Ebbene: ci siamo dovuti ricredere!
Parliamo della partitura di Andrew Lloyd Webber. Quali sono le caratteristiche della musica di Jesus Christ Superstar che ti affascinano maggiormente o che vorresti sottolineare al pubblico?
La capacità di questa musica di emozionare e raccontare. Adoro l’ouverture: l’assolo di chitarra che apre lo spettacolo con il motivo inquietante di Caifa e poi lancia il “tutti” dell’orchestra. Geniale è l’intersecarsi perfetto, come un dialogo, fra i vari motivi musicali dello spettacolo, legati ognuno a un personaggio… e poi la chitarra incalzante di Giuda, la sua frase sussurrata “My mind is clearer now” prima di esplodere nel “Jesus!” a squarciagola. Tutto questo mi prende allo stomaco e mi dà la carica. Feysal non lo sa, ma ogni sera urlo anch’io dietro le quinte quel “Jesus” (piano, lo giuro, non si dovrebbe fare lo so).
Qual è la tua scena preferita in Jesus Christ Superstar e perché?
La mia scena preferita da interpretare è il terzetto “Everything’s alright”. Mi piace essere un venticello dolce e rassicurante fra quei due fuochi.
Da brividi è la scena di Pilato dove a ogni frustata corrisponde una ferita dell’umanità.
Hai studiato danza fin da bambina, hai spaziato in tanti generi di teatro musicale, fino all’Operetta con la compagnia di Abbati. Quali sono i tuoi progetti e i tuoi sogni nel cassetto dopo Jesus?
Mi auguro con tutto il cuore di continuare a vivere di Teatro e di farlo conoscere alle nuove generazioni.