FEISAL BONCIANI: UNA GIOVANE SCOMMESSA DEL MUSICAL ITALIANO
di Ilaria Faraoni – foto di Gianmarco Chierigato
Feysal, qual è stata la tua formazione artistica?
Dopo l’esame di maturità a Firenze avevo già cominciato a prendere lezioni di canto e ballo e poi mi sono trasferito prima a Torino e, successivamente, a Milano.
A Torino mi sono diplomato alla Gypsy Musical Academy di Neva Belli, mentre a Milano sono stato alla MDM Academy di Chiara Cattaneo. Ho approfondito lo studio del musical, la recitazione e nuovamente il ballo ed il canto, per cercare di formarmi a livello globale, facendo un percorso di crescita cui devo tanto. A “fine Torino” e “inizio Milano” sono andato a Londra perché mi aveva chiamato la Disney per fare l’ultimo provino per Simba (“The Lion King”) e successivamente a dicembre arrivai secondo in Germania, ad Amburgo, sempre per fare Simba. Due esperienze davvero importanti dove ho avuto la possibilità di conoscere tanti maestri di musical, sia a Broadway, sia Londra, nel West End. Una esperienza molto bella.
Com’è nata la passione per il musical?
È nata andando prima a Torino e poi a Milano. Perché più che altro volevo fare musica, facevo cover e serate; dopo essermi trasferito, ho approfondito il musical, dove si potevano mettere insieme recitazione, canto e ballo.
Quindi è stato un percorso graduale, non c’è stato un colpo di fulmine dovuto a qualche film o spettacolo che hai visto?
“The Lion King”, cui ho avuto l’opportunità di assistere dal vivo e “Jesus Christ Superstar”.
Già da prima di interpretarlo, dunque, JCS era un mito per te? Qual era il tuo rapporto con questo cult?
L’avevo già visto grazie ai miei genitori quando ero a Firenze, conoscevo l’opera, poi sicuramente c’è stato un crescendo.
Massimo Romeo Piparo ha spesso parlato dell’omaggio che si è voluto fare a Carl Anderson: come avete lavorato sulla costruzione del personaggio di Giuda, sulla interpretazione?
Abbiamo lavorato con Ted (Neeley, ndr)… è stato molto importante il rapporto con Ted: abbiamo parlato per conoscerci meglio, durante le prove a Roma, ed è stato uno scambio. Da lui davvero ho imparato molto e grazie a lui e, ovviamente, a Massimo (Piparo, ndr) abbiamo lavorato sul contatto tra me e Ted per ricreare un rapporto speciale. Il rapporto che si è creato è davvero grande a livello spirituale, ci siamo scambiati energie, è molto molto bello. Abbiamo lavorato molto intensamente.
Dai grandi si impara sempre: quali sono gli insegnamenti artistici che hai tratto da Ted Neeley prima e da Yvonne Elliman e Barry Dennen ora?
La passione e la sincerità; mi hanno insegnato a portare l’anima sul palco e a dare sempre tutto. Ho imparato un’umiltà pazzesca, anche soprattutto da Ted… è veramente un uomo speciale. Ti dà tanto. Ho imparato la generosità per questo mestiere.
L’arrivo di Yvonne Elliman e Barry Dennen ha creato delle dinamiche interpretative diverse, come ti sei rapportato a loro?
Mi hanno messo molto a mio agio, come se li conoscessi da sempre, mi sono rapportato con molta naturalezza e Ted è felice di avere accanto anche i suoi vecchi amici.
Il primo ricordo, la prima immagine che ti verranno in mente quando penserai a questa avventura in “Jesus Christ Superstar”?
Sicuramente il primo giorno, il provino dove anche Ted mi ha scelto per la parte di Giuda: il primo incontro con lui mi rimarrà per sempre impresso, così come la sua umanità; è davvero un amico, a tutti gli effetti.
Il debutto all’Arena di Verona (intervista rilasciata il giorno prima del debutto, ndr)?
Anche questo è uno sogno che si avvera, anche perché siamo al 40° anniversario del film e al 20° della messa in scena italiana, quindi c’è tanta emozione e riconoscenza per quello che mi sta capitando.
Come vedi il “dopo Jesus Christ”? Hai un sogno nel cassetto in particolare?
Sogni ce ne sono. Sicuramente la consapevolezza e la voglia di fare musica, quello sicuramente. È difficile anche dire cosa avverrà perché sono dell’idea che si debbano prendere le cose giorno per giorno.
Dopo un evento del genere, così speciale, sarà difficile trovare qualcosa che ti dia la stessa emozione?
L’arte, la musica, si fanno per la vita, quindi le emozioni ci saranno sempre, diverse; sicuramente quello che mi sta capitando è qualcosa di straordinario, però la musica e l’arte in genere danno sempre emozioni, quindi qualunque cosa farò, la farò sempre al 100%; l’emozione è vivere di questo.
Sei un musicista ed anche un cantautore. Seguirai anche questa strada?
È il mio sogno, sicuramente sì
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Abbiamo voluto intervistare anche Neva Belli, direttrice della Gypsy Musical Academy, una delle insegnanti che ha avviato Feisal alla professione di performer:
Ci racconti un po’ com’è stato il percorso formativo di Feisal?
Feisal si è guadagnato con il sudore quello che è oggi, nessuno gli ha regalato nulla, nonostante il suo talento, e si è conquistato con costanza e perseveranza il successo che sta ricevendo. Feisal ha frequentato la Gypsy Musical Academy studiando le sue 10 ore al giorno intensive senza mai mollare. Quello che diciamo di continuo ai nostri studenti non è solo di allenarsi oltre le lezioni, ma di confrontarsi continuamente con i docenti per ogni dubbio o difficoltà, sommergerci di domande, e devo dire che Fey mi ha preso alla lettera: era continuamente nel mio ufficio o in aula a chiedermi questo o quest’altro suono, questa posizione della laringe o questo passaggio, e ciò gli ha permesso di ottimizzare i tempi di studio. Ma il suo impegno non era solo rivolto al canto: in uno dei suoi esami gli fu richiesto di interpretare la parte drammatica di una vecchietta ed è stato talmente credibile da far venire i brividi a tutta la Commissione. È stato ed è un esempio positivo: non ha mai perso tempo in chiacchiere, sempre presente a lezione e ha partecipato a tutti gli spettacoli didattici che la Gypsy ha organizzato come addestramento al palcoscenico.