Ecco perchè Legally Blonde non è un musical come tutti gli altri.
di Paolo D.M. Vitale – foto di Luca Vantusso
Al Teatro Arcimboldi di Milano ha debuttato la prima edizione italiana professionale di “Legally Blonde“, il musical con musiche e testi di Laurence O’Keefe e Nell Benjamin e libretto di Heather Hach, basato sul film che in Italia è conosciuto con il titolo “La rivincita delle bionde“, grazie ad una nuova attesa produzione degli stessi produttori di “Priscilla La Regina del Deserto” in accordo con Music Theater International (Europe).
Un cast di tutto rispetto con grandi nomi del panorama nazionale tra i quali spiccano quelli di Alice Mistroni, nei panni di Brooke Wyndham, di Giovanna D’Angi, in quelli di Paulette Buonofonte, Lucia Blanco, in quelli della biondissima Elle Woods e Claudio Zanelli nel ruolo di Emmet Forrest.
Ed è proprio con questi ultimi due, che sono anche i protagonisti della spassosissima pièce in rosa ambientata all’Harvard Law School, che abbiamo fatto due chiacchiere per scoprire come hanno vissuto che nuovo debutto.
Paolo Vitale: Qual è il punto di forza di Legally Blonde?
Claudio Zanelli: La forza di Legally Blonde è che non è un musical fine a se stesso, ma è uno spettacolo che, oltre ad essere scritto drammaturgicamente in maniera ineccepibile e ad avere delle musiche incredibili, porta avanti un bellissimo messaggio: quello di dare valore all’essenza delle persone non per come esse appaiono ma per ciò che sono veramente.
P.V.: Com’è interpretare Elle Woods?
Lucia Blanco: Interpretare Elle è veramente una sfida pazzesca! Elle è un personaggio che sta sempre in scena e quando esce fuori si cambia al volo per rientrare subito dopo; non c’è mai fisicamente il tempo per concentrarsi sul pezzo successivo o per riposarsi un attimo. Quando finisce lo spettacolo mi sembra di avere scalato una montagna! Provo un’incredibile soddisfazione, anche se sono stanchissima.
P.V.: Quando ti hanno proposto il ruolo di Elle sei stata più contenta o più spaventata?
L.B.: Spaventata direi di no, Elle è veramente un ruolo che sento giusto per me… e non solo perchè sono bionda! Direi che sono stata solo molto, molto contenta. Mi sento fortunata a poter vivere questa esperienza.
P.V: Emmet invece è il personaggio che cambia la vita di Elle. Cosa ti piace di lui?
C.Z.: In realtà è vero che Emmet cambia la vita di Elle, ma è altrettanto vero che anche Elle stravolge completamente la vita di Emmet. La bellezza di questa storia è che questi due personaggi si salvano a vicenda ed è proprio questa, secondo me, la genialità della sceneggiatura. Emmet ed Elle entrano in connessione fra di loro e si aiutano reciprocamente: Emmet darà una mano ad Elle per farle capire il proprio valore come persona, al di là dell’aspetto fisico e delle apparenze; Elle, al contrario, aiuterà Emmet a capire il suo vero valore lavorativo e allo stesso modo lo aiuterà ad esplorare la dimensione estetica della vita. Perché se da una parte c’è Elle, che all’inizio vive solo di apparenza, dall’altra c’è Emmet che non riesce a sbocciare esteriormente. Entrambi si aiutano e si completano.
P.V.: Dal punto di vista puramente tecnico quale è stata la sfida di questo ruolo?
C.Z.: Quello di Emmet di Legally blonde vince a mani basse il torneo per il pezzo più difficile che io abbia mai cantato in tutta la mia vita! E non sto parlando solo a livello vocale, perché diciamo che ci sono state cose più difficili, ma perché richiede una concentrazione incredibile e dura tantissimo. Il compositore Laurence O’Kefee, che è lo stesso di Heathers, è davvero un genio, un genio maledetto – uno di quelli che se lo lo incontro per strada lo metto sotto con la macchina, così impara a cambiare tonalità mille volte – però ecco, lui è veramente un genio! Ho avuto tante difficoltà a livello musicale, è stata una grossa sfida – solo in un pezzo ci sono ben 31 cambi di tonalità – ma posso dire di averla vinta!
P.V.: Sicuramente Legally blonde ha un ritmo veramente impressionante e forse, tra i vari musical, è proprio uno dei più tosti dal punto di vista della velocità…
C.Z.: Assolutamente si, è un musical in continuo movimento: ci sono un sacco di personaggi che entrano e che escono – l’ensemble si fa un mazzo che io ho visto raramente – poi ci sono cambi scena veloci in continuazione… C’è gente che arriva alla fine del primo atto grondante di sudore! Questo ritmo all’interno dello spettacolo però è fondamentale perché Legally Blonde, per funzionare bene, deve essere una macchina perfetta!
P.V.: Possiamo dire che Legally Blonde finora è stato un po’ sottovalutato?
L.B.: Si, anche se in realtà è un musical bellissimo, scritto benissimo, coinvolgente e leggero, però allo stesso tempo non è stupido, cioè ha un suo messaggio ben preciso: bisogna abbattere gli stereotipi, le discriminazioni, i pregiudizi. Nonostante la trama leggera e divertente questi messaggi passano benissimo.
C.Z.: In effetti l’edizione di Broadway non ha avuto il successo che meritava. Tutta la macchina organizzativa che era stata pensata per Legally Blonde, con anche per esempio il talent su MTV, ha fatto sì che ci fosse un certo interesse, ma poi alla fine questa grossa macchina produttiva non ha funzionato come doveva e lo spettacolo non ha avuto il successo che ci si aspettava. Io spero invece che in Europa le cose possano andare diversamente perché Legally merita veramente un grande successo: è uno spettacolo bello, scritto bene – sto apprezzando moltissimo anche le traduzioni in italiano di Eugenio Contenti – e che qua in Italia è stato anche diretto benissimo da Matteo Gastaldo… E poi fatemi spendere due parole su Lucia Blanco, che è la vera protagonista: secondo me è un androide! Non può essere che una persona possa fare quello che fai lei, con quei ritmi, con quel numero di cambi scena, che canta quella roba e balla in quel modo… Elle Woods è veramente uno dei ruoli più difficili in assoluto sulla faccia della terra.
P.V.: Sono d’accordo con te e questa difficoltà non sta solamente nel ritmo dello spettacolo, ma anche nella costruzione stessa del personaggio: da un lato Elle deve mantenere la comicità, cioè non deve risultare antipatica – anche perché se risulta antipatica è la fine – ma dall’altro non deve cadere mai nella caricatura, perché altrimenti non diventa credibile e lo spessore del personaggio svanisce…
C.Z.: E tutto ciò mentre canta e balla dal primo all’ultimo minuto. Non è che quando esce di scena, si siede e si rilassa, no! Lei esce di scena e ha 26 secondi per cambiarsi completamente di abito! Quindi è veramente un tour de force che ho visto raramente!
Già solo per questo questo vale assolutamente la pena di venire a vedere Legally blonde!
P.V.: E cosa invece riguardo al cast di questa edizione italiana che è assolutamente notevole?
L.B.: Il cast è semplicemente meraviglioso perché sono colleghi veramente eccezionali: ciascuno sa raccontare benissimo il proprio personaggio e accanto a loro, sul palcoscenico, mi sento tranquilla, al sicuro. Con Claudio, Alice, Giovanna (che è una mia amica anche fuori dal lavoro)… siamo una compagnia molto affiatata. Anche con i “piccoli”, i ragazzi dell’ensemble, che sono molto giovani e volenterosi, vogliosi di imparare e di spaccare il mondo si è instaurato subito un bellissimo rapporto. Sono davvero tutti al servizio della storia e dello spettacolo e io sono felicissima di averli al mio fianco.
Legally Blonde sarà a Milano al Teatro Arcimboldi fino al 5 febbraio 2023 per poi proseguire la tournée a Genova (Teatro Politeama – 24 e 25 febbraio), Firenze (Teatro Verdi – dal 10 al 12 marzo) e infine a Torino (Teatro Alfieri – 18 e 19 marzo).