di Paolo Vitale
Anche questa settimana abbiamo l’onore di intervistare Jessica Polski, in qualità di collaboratrice d’eccellenza dei piani di studio Sezione Musical della Gypsy Musical Academy di Torino. Jessica questa settimana affronta un tasto ancora molto dolente in Italia: la completezza dei performer di musical.
La Polsky ha al suo attivo tantissimi lavori teatrali e televisivi sia in Italia che negli Stati Uniti. Molti di voi la ricorderanno sicuramente per la partecipazione a Camera Cafè, Piloti, Sputnik e Festivalbar, ma in realtà Jessica nasce come performer di musical a Broadway! Tra i suoi lavori in Italia e all’estero ricordiamo West Side Story, Sophisticated Ladies, Grease, Alice nel Paese delle Meraviglie, Jeffrey On Broadway…
[divider]
Nel musical quanto è importante essere un artista completo?
Jessica Polsky: “Il musical appartiene SOLO a chi è un artista completo. Il livello di talento e competenza richiesti in tutte e tre le discipline necessarie per il musical (ballo, canto, recitazione) è talmente alto che non c’è spazio per chi non se la cava a 360 gradi. Questo genera quelli che noi chiamiamo i “triple threat” – ovvero dei mostri in tutte e tre le arti. I produttori americani richiedono solo dei veri triple threat, per non dover moltiplicare le buste paga per ballerini, cantanti, e attori. Pur avendo produzioni colossali non hanno soldi infiniti, quindi richiedono artisti in grado di fare tutte e tre le cose. I casting si aspettano che tutti coloro che si presentano siano eccellenti in tutto. Ormai si guardano anche altre cose ed essere perfetti nella danza, nel canto e nella recitazione è la base data per scontata. Oggi richiedono sempre più anche competenze speciali e particolari di cui lo spettacolo può approfittare (acrobazie, combattimento, strumenti musicali, etc.). Quindi puntare ad essere un vero triple threat è la base da cui bisogna necesariamente partire.”