A Trieste un musical inedito per l’Italia ma che non convince del tutto: “Mimma” di Ron Siemiginowski
di Prunella, foto di F. Parenzan
Il problema di Mimma, il musical australiano di Ron Siemiginowski, ospitato per due giorni, il 30 e 31 luglio 2024, sul palcoscenico del Teatro Verdi di Trieste, è il libretto di Simon Evans, tratto dall’omonimo romanzo di Giles Watson. Troppo lungo, quindi con ritmi teatrali da sbadiglio in alcuni punti. Troppa carne al fuoco. Una caratterizzazione psicologica dei personaggi stereotipata. Un linguaggio aulico e desueto.
Certo, pochissime prove e un allestimento semi-scenico che avrebbe dovuto essere più un workshop per metterlo a punto, visto che il passato di Mimma si sostanzia in un passaggio alla Cadogan Hall di Londra, due anni fa. L’occasione: una serata di beneficenza sotto il patrocinio della fondazione The Prince’s Trust e, leggendo le note di presentazione, supponiamo che il musical in primis sia stato messo in scena in Australia dove, così viene sottolineato, ha riscosso successo, ma niente di più.
Anche musicalmente non è omogeneo. Un primo atto molto swing e jazz, bello, un secondo atto prevalentemente operistico, con alcuni brani trascinanti. Perché questa differenziazione così palese? Perché la storia via via diventa sempre più cupa e tragica? L’impressione è quella di un musical old style che ha molti ingredienti però per poter crescere.
La storia è sì una storia di amicizia, quella di Mimma, un’italiana che lascia la famiglia a Torino durante il fascismo e Sarah, una cantante jazz inglese, che lavora nel night club dello zio di Mimma. Una storia che va oltre le divisioni nazionali e politiche, ma che ci fa conoscere anche la situazione della comunità italiana in Gran Bretagna che, nonostante fosse ben integrata, allo scoppio della seconda guerra mondiale, sarà invisa.
Gli italiani infatti diventeranno stranieri indesiderati, privati dei loro diritti civili e politici, a cui verranno confiscate le proprietà, mentre gli uomini saranno deportati o nell’isola di Man o, assieme a civili austriaci e tedeschi, nei campi di concentramento in Canada e nelle colonie britanniche dell’Oceania. Tra l’altro lo spettacolo si chiude con l’affondamento da parte di un sottomarino tedesco di una nave piena di civili che avrebbe dovuto raggiungere il Canada. Tra questi Mimma, travestita da ragazzo, e lo zio Lorenzo (Graham Bickley) che periranno assieme agli altri. Un omaggio crediamo al fatto dell’Arandora Star dove su 800 vittime, 470 furono italiane.
L’orchestra del Verdi diretta da Richard Balcombe ha sfavillato di bravura così come il cast a partire dalle due co-protagoniste, Kelly Mathieson (Mimma) e Louise Dearman (Sarah). La prima, attrice e cantante scozzese, nota nel ruolo di Christine Daaé nel Phantom nel West End, la seconda per aver interpretato i ruoli di Elphaba e Glinda in Wicked sempre nel West End.
La voce della Mathieson ci ha fatto venire i brividi: morbida, ricca, con una tessitura acuta elegante, mentre quella della Dearman era più calda e agile.
Quello che apprezziamo degli artisti anglosassoni è la loro capacità di cantare interpretando, una linea comune ritrovata in tutto il cast (un po’ meno in Ashley Riches nel ruolo di Aldo Marini, il fratello di Mimma). Ci sono piaciuti inoltre molto Elena Xanthoudakis, Ada, la mamma della protagonista e Steven Serlin in quello di Jacob Katz. Un unico appunto: averli fatti cantare in alcuni brani in italiano è stato uno sbaglio perché non si capiva una parola.
Luke Fredericks, il regista, nei pezzi d’insieme nel night club londinese ha fatto centro, tra l’altro ben riuscite le coreografie, ma i momenti in casa Marini o nelle strade di Londra erano un po’ ingessate, mancavano di spontaneità.
L’assenza di una scena vera e propria, tranne alcuni elementi, è stata supportata da molte immagini proiettate. Costumi in linea con la moda di allora, caratterizzati da colori sobri. Entrambi, scene e costumi, di Justin Nardella.
Siccome lo spettacolo è stato inserito all’ultimo nella programmazione di Estate 2024, temevamo una platea anemica, invece la direzione ha lanciato un’offerta speciale per gruppi familiari o di amici. Pagando un solo biglietto intero, tutti gli altri erano scontati dell’85 per cento nelle poltrone di ogni ordine e grado. Così, il teatro, anche se non ha registrato il sold out, ha rimandato un’immagine lussureggiante di pubblico che ha apprezzato lo spettacolo.
Gli applausi come fuochi d’artificio hanno incendiato la serata.