Tutti parlano di Jamie perchè è un musical da non perdere!
C’è chi ha commentato che è pieno di luoghi comuni. Chi ha arricciato il naso sulla tematica. C’è anche chi ha detto per quale motivo bisogna mettere in scena storie di sesso incerto con amiche musulmane. Ciò nonostante Tutti parlano di Jamie, il musical di Tom MacRae (parole e libretto) e musiche di Dan Gillespie Wells (quello della band inglese The feeling), al Politeama Rossetti di Trieste ad aprile è stato un successone.
Anche se purtroppo non ha fatto il pieno, il pubblico non lasciava andar via dal palcoscenico il cast. Applausi a non finire, “bravi” che si rincorrevano nella Sala Assicurazioni Generali e rimbalzavano sulla compagnia in buona parte giovane. Più che buono il lavoro di Piero Di Blasio – ha curato la regia e l’adattamento dello spettacolo – che ha lavorato sull’interpretazione degli attori, che nei musical, si sa, lascia un po’ a desiderare, anche se in questi ultimi tempi abbiamo notato un certo miglioramento in tal senso.
Storia vera. Storia tratta da un documentario della BBC Three sulla vita della drag queen Jamie New, poi diventato musical nel 2017 per la regia di Jonathan Butterell e in seguito un film oggi disponibile su Amazon Prime video.
Dopo l’affermazione di un ragazzino che vuole diventare un ballerino classico nella provincia proletaria inglese, Billy Elliot (anche qui film e musical), ecco la storia di Jamie Campbell che viveva in un ex paese di minatori nel nord-est dell’Inghilterra e che a quattordici anni ha fatto coming out, ricevendo il sostegno da parte della famiglia e degli amici, finché a sedici anni ha condiviso il suo sogno di diventare una drag queen.
Trovare una propria collocazione nel mondo, ieri come oggi, è una prerogativa di ogni persona e avere il coraggio di non soffocare quello che si è per compiacere la famiglia, gli amici, la società, crediamo faccia da sprone a tanti che non riescono ad affermare se stessi. Per paura. Per vergogna. Ognuno di noi è unico e come tale dovrebbe essere in grado di esprimere quello che è.
I compagni di classe che si rifiutano di entrare al ballo della scuola se Jamie non potrà venire indossando abiti da donna non era così scontato, perché fino a quel momento la classe era divisa in gruppetti e nessuno sembrava particolarmente solidale né con Jamie né con Pritti Pasha, la sua amica musulmana.
Invece questo finale in cui la classe, unita, la spunterà è un bellissimo esempio di resistenza civile pacifica che permette a tutti di partecipare al ballo, includendo un compagno di classe che se anche non porta i pantaloni, fa sempre parte del gruppo.
Bisogna anche aggiungere che i ragazzi di oggi se da una parte hanno in mano una tecnologia che può diventare una bomba a mano, vedi cellulari e social network, dall’altra sono molto inclusivi. Sesso incerto? come ha sentenziato qualcuno, per loro non è un problema, basta sentirli chiacchierare su un autobus o prendendo una funivia andando a sciare.
In classe ci sono compagni cinesi, di colore, indiani sikh? E allora? Per loro quel compagno non è né cinese né pakistano, ma è triestino, romano, fiorentino, insomma dipende dalla città in cui vive.
Questo tipo di teatro che parla di noi, di quello che sta attorno a noi, è quello che deve essere il teatro oggi. Ripetiamo, i classici sono importanti in tutti i generi, ma il teatro, da sempre deve rispecchiare la società di oggi e quindi raccontare delle storie in cui possiamo o non possiamo riconoscerci, storie che innescano dibattiti, che ci fanno conoscere qualcosa di nuovo. Quindi brava Viola Produzioni – Oti officine del Teatro italiano, in accordo con Rgm Productions, che ha portato sui palcoscenici italiani questa storia.
Lo spettacolo presentato da Alessandro Longobardi in associazione con Nica Burns ha schierato un cast da urlo a partire dal protagonista, Giancarlo Commare (Jamie) che grida la sua libertà su tacchi vertiginosi e per la prima volta si cimenta con il canto a pieni voti, assecondato da una dolcissima mamma, Barbara Cola (Margaret New), già vista nei Promessi Sposi e in Romeo e Giulietta – Ama e cambia il mondo, che riesce a incantarci ogni volta che la vediamo e la sentiamo. Ci ha commossi nella interpretazione di Sei Mio, sì tuo (My man, your boy).
Dolce, ma anche grintosa nel dare coraggio a Jamie, Benedetta Boschi nel ruolo di Pritti Pasha. Altro ruolo grintoso quello di Ray, l’amica di Margaret, Ludovica Di Donato, anche affermata TikToker. Nella parte non simpatica degli antagonisti, ma più che credibili nel loro ruolo, Lisa Angelillo in quello della prof., miss Hedge, Giovanni Abbracciavento in quello del compagno di classe Dean Paxton che insulta e bullizza Jamie – bisogna dire che quando Jamie reagisce rispondendogli «tu, stupido coglione con il cazzetto, figlio di un segaiolo con il preservativo bucato», la platea vien giù – e Umberto Noto, il padre di Jamie che si vergogna di lui e lo esclude dalla sua vita.
E poi ci sono le drag queen, Franco Mannella o Loco Chanelle, perfetto, affiancato da Damiano Spitaleri e Sebastian Gimelli Morosini, un trio stagionato ma effervescente del locale Legs Eleven.
La compagnia, agghindata nei costumi di Francesca Grossi, turbina nelle coreografie di Laccio (già direttore artistico di The voice of Italy, di X Factor e coreografo dell’Eurovision Song Contest 2022), il quale emulsiona street dance e altri generi creando un mix travolgente. Debutto nel musical che lo corona a pieni voti.
E poi c’è la direzione musicale di Dino Scuderi, un’eccellenza nel musical.
Funzionali gli spazi tridimensionali progettati da Alessandro Chiti che pur essendo semplici, creano i vari ambienti in cui si smatassa la storia, illuminati da Emanuele Agliati e buono finalmente il suono di Emanuele Carlucci.