UN PUGNO DRITTO ALLO STOMACO… MA NEMMENO TANTO FORTE
di Erica Culiat
La curiosità e le aspettative erano molte per “Anne Frank. Parole dall’ombra“, l’ultima creazione per l’Imperfect Dancers Company, firmata da Walter Matteini e Ina Broeckx.
Una manciata di giorni a metà settembre che ha ripopolato, e neanche molto, purtroppo, la sala dell’Ente Lirico Giuseppe Verdi chiusa dalla fine di giugno – mentre la Sala del Ridotto ospita dal 22 settembre la stagione della Chamber Music di Trieste con il suo Festival Giovani interpreti & grandi Maestri -.
Aspettative per veder ballare una nostra compagnia di danza contemporanea, compagnia tra l’altro, che crea e produce, e di questi tempi non è poco. Aspettative per vedere come veniva sviluppato il discorso coreutico su Anna Frank e la Shoah.
La bravura degli otto danzatori è indubbia, certo è che nella vastità di quel palcoscenico si perdevano – è singolare come nel capoluogo giuliano l’ente lirico allestisca spettacoli da camera e la Contrada, il Teatro Stabile di Trieste, intitolato a Orazio Bobbio, su un palcoscenico, di contro, piccolo, inserisca, come nella passata stagione, fuori programma Il Lago dei cigni! -. Così è.
Ottima la la scelta musicale, tutta barocca, tanto Vivaldi, un po’ di Bach, Händel e Marcello, eseguita dal vivo in maniera eccellente dall’orchestra della Fondazione e diretta da Alvise Casellati. Tra un’aria e una sonata, cori ebraici e registrazioni stridenti che riproducevano vari rumori, lo sbuffare della locomotiva, uno sferragliar di serrature, spari, latrati di cani che, se fosse stato in parte eseguito live, portando a teatro i cani al guinzaglio, sparando veramente, avrebbe fatto più impressione. Come l’ingresso, all’inizio della rappresentazione, dei soldati tedeschi che urlavano e raccoglievano, ammassandoli in uno dei corridoi della platea, alcuni ragazzi prelevati dalle loro poltrone. Siamo sobbalzati dallo spavento. Loro continuavano a urlare e le urla rimbombavano dentro di noi. È stato l’unico momento forte della serata. Perché se fai uno spettacolo su quello che è successo ad Anna Frank – gli autori si sono basati sul suo diario -, devi far andare via la gente in modo che stia male. Di sicuro non indifferente, non annoiata. Che è poi quel che è successo.
Anche il linguaggio coreografico era povero e rimandava a quello di Mats Ek. Qui però c’erano sempre gli stessi passi. Eseguiti alla perfezione, ma ripetivi. Scivolamenti, schiene curve, braccia a penzoloni, corpi a corpi violenti… Nel complesso bisognava osare di più. Farlo più crudo. Matteini e Mecenate che hanno ideato e sceneggiato questa performance, dovevano colpirci senza remore alla bocca dello stomaco. Ci sono delle intuizioni qua e là. Il malessere dei quattro Frank, della famiglia van Pels e del dentista Pfeffer, costretti per due anni a una silenziosa e forzosa coabitazione nell’alloggio segreto, si evince da queste posture a volte quasi sgradevoli. Il controluce lattiginoso dei campi e i movimenti automatizzati sposta l’azione prima al viaggio nei vagoni e poi nei campi. Grappoli di abiti appesi. Luci che sciabolano questi corpi frantumati. Ma è troppo poco per un progetto troppo ambizioso. Citiamo con piacere gli otto danzatori, dalla tecnica granitica: Maria Focaraccio (Anna Frank), Julio Cesar Quintanilla (Otto Frank), Kayla May Corbin (Edith Frank), Stéphanie Cyr (Margot Frank), Ermo Dako (Hermann van Pels), Ina Broeckx (Auguste van Pels), Armando Rossi (Peter van Pels) e Valerio Iurato (Fritz Pfeffer).
Applausi e anche qualche bravo lanciato come un fiore all’indirizzo in particolare della Focaraccio.
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Anne Frank “Parole dall’Ombra”
Balletto su ideazione e sceneggiatura: Walter Matteini e Stefano Mecenate
Coreografie: Walter Matteini e Ina Broeckx
Scene e costumi: Ina Broeckx
Light Designer: Bruno Ciulli
Direttore: Alvise Casellati
Orchestra della Fondazione Teatro Lirico “ Giuseppe Verdi” di Trieste