di Cesare Zucca
Broadway, teatro Stephen Sondheim.
Sipario aperto, sulla scena vuota trionfa un pianoforte a coda.
Si abbassano le luci ed entra una leggendaria protagonista della storia della musica: Carole King. L’artista, salutata da un’immediata standing ovation, si accomoda al piano e intona la struggente So Far Away.
E’ l’inizio di “Beautiful. The Carole King Musical” un nuovo show che racconta la vita, la carriera e la musica della grande artista americana.
L’ azione si sposta a Brooklyn, dove la diciottenne Carole (interpretata dall’eccezionale Jessie Mueller, che perfino nella voce ricorda tanto quella originale) muove i primi passi nel mondo della musica. Suona il piano con grande talento e il suo sogno e’ di comporre canzoni per cantanti famosi. La sostiene la mamma (Liz Larsen) che la convince a presentarsi in una casa discografica. La creativita’ della sua musica non tarda a farsi notare. Viene ingaggiata dal produttore Don Kirshner (Jeb Brown) che le commissiona nuove canzoni da proporre agli artisti della sua etichetta. Timidamente Carole entra nel mondo discografico, conosce artisti e musicisti, tra cui i compositori Barry Mann (Jarrod Spector) e Cynthia Weil (Anika Larsen), che le resteranno vicini per tutta la vita. Nasce un’ intensa collaborazione e una sincera amicizia con il giovane paroliere Gerry Goffin (Jake Epstein), di cui Carole si innamora. I due si sposano, hanno una bambina e insieme producono molte canzoni di successo per artisti affermati come Neil Sedaka, i Drifters, i Righteous Brothers e le Shirelles, un gruppo composto da quattro avvenenti ragazze di colore.
La coppia si trasferisce in un tranquillo sobborgo fuori citta’. Carole alterna la sua vita di mamma a quella di musicista, componendo nuove canzoni.
La vita troppo casalinga non soddisfa pero’ Gerry che cerca evasioni altrove, compreso una relazione con la solista delle Shirelles.
Carole lo abbandona, si trasferisce a Los Angeles, dove le viene proposto di incidere un album tutto suo. E’ titubante e timorosa di apparire in pubblico, tuttavia accetta e inizia a scrivere canzoni che interpretera’ personalmente. Ne deriva Tapestry, un album che avra’ un successo stratosferico e che finira’ in vetta alle classifiche.
Il finale ci riporta all’inizio dello spettacolo, al mitico concerto al Carnegie Hall, meritato traguardo per la sua infaticabile professionalita’ e momento felice per la sua vita privata, quando inaspettatamente Gerry bussa alla porta del camerino per poi stringerla in un tenero abbraccio.
Beautiful e’ un bio-musical brillante e sincero che lascia spazio alla vera protagonista della storia: la spettacolare produzione musicale della King e le sue splendide canzoni tra cui Natural woman, Will You Love Me Tomorrow, la meravigliosa You’ve Got a Friend e Beautiful, che da il titolo allo show.
Grazie alla regia di Marc Bruni, i tempi scorrono perfetti, gli inserimenti delle canzoni (tante e tutte intelligentemente accorciate) arrivano al momento giusto. Piacevoli i testi di Douglas McGrath, qualche battuta qua e la’ fa sorridere il pubblico che si emoziona nel risentire tanti brani che i non piu’ giovani hanno cantato e ballato qualche anno fa e che i giovani conoscono nelle riedizioni piu’ recenti.
Spettacolare il set a due piani disegnato da Derek McLane, in continuo movimento, grazie a quinte mobili e video proiezioni. Le coreografie di Josh Prince spaziano dallo stile Dreamgirls ai piu’ recenti music video.
Azzeccati i costumi di Alejo Vietti, compreso un incredibile cambio d’abito a vista quando, in meno tre secondi, le Shirelles passano dall’’abbigliento casual della sala prova a sfolgoranti abiti da concerto.
Lo show ha gia’ superato il record di incassi (quasi un milione di dollari a settimana) e segna il tutto esaurito per parecchie settimane. Facile prevedere un lungo soggiorno a Broadway nonche’ parecchie candidature ai prossimi Tony Awards, Jessie Mueller in testa.
Un musical da non perdere. Perche’ e’ davvero “beautiful”.