BILLY ELLIOT HA SPICCATO IL SUO SALTO AL TEATRO SISTINA
Massimo Romeo Piparo realizza il sogno.
di Ilaria Faraoni – Foto di scena: Antonio Agostini
La sfida era ardua perché alte erano le aspettative per il debutto italiano di Billy Elliot, il musical di Elton John che per molti appassionati che hanno avuto la possibilità di vederlo a Londra o a Broadway, è già un cult, benché sia abbastanza recente (2005). Del resto era molto amato già il film di Lee Hall, diretto da Stephen Daldry (2000), la stessa coppia che ha firmato poi la trasposizione teatrale.
Il coraggio di Massimo Romeo Piparo, che ha curato regia e adattamento, è stato premiato e la scommessa è vinta: la sua versione, che ha debuttato in prima assoluta al Teatro Sistina di Roma, ha suscitato entusiasmi anche tra gli addetti ai lavori più esigenti e non ha nulla da invidiare all’estero quanto a cast e allestimento scenico. È doveroso dunque ringraziarlo per aver puntato su uno schieramento di performers di grande talento che hanno reso possibile il sogno annunciato sui numerosi manifesti in giro per la capitale.
Del resto è da diverso tempo che in Italia abbiamo spettacoli che sono anche superiori per molti versi a quelli esteri (pur non avendo a disposizione gli stessi budget): noi abbiamo dalla nostra un estro, una sensibilità ed un gusto che nascono da una cultura e da una storia con cui è impossibile competere. Bisogna solo crederci e cominciare a smettere di vedere l’erba del vicino sempre più verde della nostra.
Del resto Billy Elliot è la storia di un salto, come ha detto il regista stesso, ed è una storia di coraggio. Il coraggio di un ragazzino di 12 anni che insegue il sogno di diventare un ballerino, osteggiato dai pregiudizi della società e della famiglia, senza il sostegno della mamma, morta troppo presto; il coraggio dei minatori che, nell’Inghilterra governata dalla Thatcher, scioperano per una vita migliore, anche se le speranze concrete di farcela sono pochissime; il coraggio di una insegnante di danza che, ridotta a dar lezioni in una squallida palestra di pugilato, spinge Billy verso il suo futuro, lontano da una realtà opprimente che gli impedirebbe di volare alto; il coraggio del piccolo Michael, che confessa a suo modo la sua diversità e la simpatia nata per Billy.
La scelta di Piparo è stata quella di mantenersi molto fedele all’originale perché, come ha spiegato in conferenza stampa, “È un musical che nasce perfetto, non ha una sola sbavatura a livello di drammaturgia e già il film era scritto in maniera egregia” (il servizio sulla presentazione QUI).
Tuttavia la creatività del regista si fa sentire con soluzioni molto suggestive: basti citare il gioco degli specchi che, per bellezza e significato, fa meno rimpiangere l’assenza del volo, nel quadro de Il lago dei Cigni, dando un senso maggiore e più comprensibile al celebre passo a due tra Billy e la sua controparte adulta. I pannelli scenografici ruotano e scorrono e la sala è completamente circondata da specchi che riflettono l’anima del protagonista: la madre (perché, anche se morta, farà sempre parte di lui) ed il ballerino che Billy diventerà e che per ora gli giace dentro.
Per la stessa tematica è efficace anche la trovata della proiezione dell’ombra danzante di Billy.
D’effetto, poi, è il ritorno nel sottosuolo dei minatori sconfitti.
Non sveliamo il divertissement (quasi un numero di trasformismo) nel quadro Expressing Yourself.
Parliamo ora dell’impianto scenografico, cui si è già accennato, che è uno degli elementi che più colpisce, a primo impatto, in uno spettacolo. Firmate da Teresa Caruso, le scene rispondono al nostro buon gusto italiano, pur ritraendo efficacemente gli ambienti degradati dei sobborghi abitati dai minatori scioperanti nell’Inghilterra degli anni Ottanta.
Inoltre, anche se è stata utilizzata l’idea dello spettacolo originale – una scenografia di base che si trasforma con l’aggiunta o la sottrazione di pochi elementi e che permette di passare così anche dagli interni agli esterni senza interruzioni – le soluzioni di movimento dei blocchi scenografici adottate dalla Caruso risultano vincenti, rendendo più chiari e fluidi anche molti passaggi narrativi.
Di vitale importanza il disegno luci di Umile Vainieri, sempre molto apprezzato. Nello specifico non si possono non citare almeno tre quadri, che Vainieri accende di emozione: il momento in cui entra in scena Billy da grande, sulle note de Il Lago dei Cigni; la nevicata; il fascio di luce bianca obliqua in Electricity, la canzone con la quale Billy riesce a comunicare al padre, più che alla commissione che lo sta provinando, cosa rappresenti per lui la danza.
I costumi di Cecilia Betona si sposano armoniosamente con le scenografie, nei colori e nello stile.
Per un evento di tale calibro Piparo non ha rinunciato alla musica dal vivo. L’orchestra, posizionata in buca e nelle due barcacce, è diretta come sempre, dal maestro Emanuele Friello (al piano) che ha fatto uno splendido lavoro con gli arrangiamenti adattando le musiche di Elton John ai suoi elementi: Andrea Calandrini (Assistente MD/Tastiera 2), Angelo Racz (Tastiera 2), Andrea Inglese (Chitarra), Pino Saracini (Basso), Stefano Falcone (Batteria), Andrea Di Pilla (Tromba), Dino Gnassi (Trombone), Simone Salza (Sax), Alessandro Saraconi (Corno).
I momenti di danza sono firmati da Roberto Croce, che collabora assiduamente agli spettacoli diretti da Piparo. Si aggiunge poi, per le figurazioni tap, Marco Rea. Non è giusto fare paragoni, ma quando questi sono a nostro favore perché non farli? Anche se il lavoro coreografico rispetta molto l’impostazione londinese, riesce a superarla in alcuni punti: è il caso della “line” composta da poliziotti e minatori. Potenza, ritmo e precisione catturano gli spettatori perché c’è poco da fare: il tempo battuto dalle claquettes e dai manganelli è irresistibile e l’intreccio dei movimenti di gambe veloce e coinvolgente.
Un po’ più di rabbia, a livello coreografico, ci si sarebbe aspettati e si vorrebbe vedere invece nella Angry Dance di Billy, come suggerisce la situazione narrativa. Qui invece sembra si sia voluto giocare di più su un senso di oppressione e prigionia, ed in questo particolarmente apprezzato è il momento in cui Billy viene a poco a poco schiacciato tra i due “muri” di scudi dei poliziotti.
Interessante anche il punto di vista che cambia, con un semplicissimo passaggio della posizione degli scudi, portando l’occhio degli spettatori al di qua ed al di là della “barricata” umana di poliziotti.
Electricity, il pezzo clou, risponde in pieno alle aspettative e mette in risalto le qualità di Alessandro Frola, il Billy Elliot italiano.
Con nonna, genitori e un fratello danzatori, Alessandro balla fin da piccolissimo e ha già ottenuto numerose soddisfazioni e borse di studio (Royal Ballet di Londra e American Ballet di New York). Quanto a livello tecnico di danza, Alessandro si attesta come uno dei migliori Billy visti finora. Ha 14 anni ma ne dimostra alcuni in meno, mantenendo quella pulizia da ragazzino che purtroppo molti suoi coetanei perdono anche prima: forse, oltre alla famiglia, si deve ringraziare anche la sana passione per l’arte che allontana i ragazzi da percorsi che non si confanno alla loro età. È questo che andrebbe capito anche nelle scuole.
Molto espressivo, con un ruolo, quello di Michael, che suscita di default le simpatie del pubblico è Christian Roberto (13 anni) conosciuto per la sua imitazione di Michael Jackson a Italia’s got talent. E l’omaggio a The King of pop non si fa aspettare, arrivando in chiusura del numero di tip tap in cui i due amici, Michael (che è “frou frou” per dirla con il termine usato nello spettacolo) e Billy, ballano con abiti da donna al grido di “Lancia una moda, rompi i tabù” (la canzone Expressing Yourself).
Da tenere d’occhio è anche il dolce Simone Romualdi, 12 anni a giugno, che per ora ha il ruolo di Kevin, ma che è anche il Billy del secondo cast.
È un’adulta, invece, l’interprete della piccola Debbie, Claudia Mangini, e merita davvero i complimenti: da fondo sala, senza aver verificato precedentemente la sua età, è sembrata davvero una bambina in mezzo agli altri: anche ripensando alle sue movenze, con il senno di poi, è stata perfetta.
Formidabili tutte le bambine del gruppo Children Tappers di Graziella Di Marco: non solo sono brave e preparate, ma ci vuole talento anche per far finta di essere una classe di danza sgangherata. Piene di energia, naturali, spiritose, contagiose, ognuna rappresenta un personaggio diverso, ben caratterizzato anche senza battute a disposizione da recitare.
Veniamo alle parti adulte.
Strepitosa Sabrina Marciano nel ruolo dell’insegnante di danza Mrs. Wilkinson, forse il personaggio più importante nella storia, dopo Billy. Che questa artista fosse una sicurezza per il teatro musicale lo avevamo già scritto e, una volta appreso che avrebbe interpretato la Miss, c’era la certezza che non avrebbe tradito le aspettative. Ma immaginare e vedere nel concreto non è la stessa cosa e la Marciano ha superato anche le più rosee previsioni travolgendo il pubblico con la sua carica e commuovendolo poi nel finale, grazie ad un ruolo che ne mette in risalto le doti, permettendole di esprimersi con una vasta gamma di sfumature artistiche e interpretative.
Un applauso caloroso “a scatola chiusa” per stima pregressa come interprete ed autrice (vedasi anche il recente spettacolo La torta di Joe) lo merita Elisabetta Tulli, che avrebbe dovuto interpretare la mamma di Billy e ricoprire in alcune date il ruolo dell’insegnante ma che, per un infortunio dell’ultima ora, non ha potuto neanche fare la prima. Ci auguriamo tutti di vederla presto in scena: forza Elisabetta!
A sostituire la Tulli (per tutta la prima e non solo nel secondo tempo, come ha erroneamente interpretato parte del pubblico ascoltando l’annuncio fatto durante l’intervallo), Gea Andreotti, promossa dall’ensamble a ruolo: la Andreotti colpì profondamente come protagonista del musical Come Erika e Omar – È tutto uno show diretto da Iacchetti, quindi non si può non essere lieti che le sia stata data un’occasione così importante per mostrare, sul palco del Sistina, le sue qualità.
Da quando si è saputo dell’allestimento italiano di Billy Elliot, un nome è venuto subito in mente per Mr. Braithwait: Maurizio Semeraro, e non poteva essere che lui il pianista che accompagna le lezioni nella classe di Mrs. Wilkinson. Piparo lo ha infatti scelto per un ruolo che è pieno di simpatia e che deve trascinare il pubblico con le sue prodezze fisiche legate ad un certo tipo di fisicità e si sa, Maurizio Semeraro ci riesce sempre. Per lui scatta l’applauso a scena aperta nel numero clou che lo vede ballare con Billy e Mrs. Wilkinson tra spaccate e salti alla corda con le claquettes.
Ben caratterizzato risulta anche il George (l’istruttore di pugilato) di Jacopo Pelliccia, che deve essere divertente e leggermente sopra le righe, un po’ cinico con un tocco comunque umano nel secondo atto. Molto bravo e credibile come sempre Pelliccia nel dosare tutti gli elementi a sua disposizione.
Infine veniamo alla famiglia di Billy.
Donato Altomare è Tony, il fratello. Musicista, ha studiato in una accademia per prepararsi al musical e lo abbiamo visto debuttare a Roma, apprezzandolo, in Rapunzel, nel ruolo di Segugio. Donato è sicuramente un artista da tenere presente anche perché ha dimostrato in queste prime occasioni, una buona versatilità.
Luca Biagini è il padre. La sua interpretazione è meno dura e severa e lascia più spazio a qualche spunto comico che il pubblico apprezza molto.
Dulcis in fundo c’è Cristina Noci, che interpreta la nonna. La Noci riesce a dare un’eleganza tutta sua e molto italiana a questo ruolo non facile, molto diverso caratterialmente da quello del film: un ruolo che può scadere nel volgare o nella macchietta. Da attrice di grande esperienza qual è, la Noci sa come non sconfinare e rende simpatico il personaggio anche a coloro che non lo apprezzavano molto dall’edizione londinese.
Completano il cast Sebastiano Vinci (Big Dave, il sindacalista) molto incisivo malgrado il ruolo di minor rilievo rispetto agli altri, Giuseppe Inga, apprezzato nel passo a due che lo vede impersonare Billy da grande, e l’ensemble: Giorgia Arena, Paolo Avanzini, Andrea Bratta, Germana Cifani, Nico Colucci, Davide Dal Seno, Tiziano Edini, Giuseppe Galizia, Carlo Alberto Gioja, Lorenzo Gitto (cover di Billy da grande), Linda Gorini, Lorenzo Grilli, Rachele Pacifici (capo balletto), Fabrizio Scaccia, Matteo Tugnoli.
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