Quando il buon teatro arriva da luoghi “alternativi”
di Ilaria Faraoni – foto Luana Belli
Era circa un anno e mezzo che Ciao Amore Ciao – Tenco e Dalida tra musica e amore, presentato dall’Associazione culturale MediterrArea, mancava dalle scene. Troppo. Ma questa è la strada che tocca a molti spettacoli, tra i migliori in circolazione, prodotti da artisti coraggiosi che, credendo fermamente in un progetto, rischiano in prima persona portando in scena dei veri concentrati di arte, talento e altissima qualità: progetti nuovi che mettono in evidenza il valore italiano, la creatività, il gusto, il patrimonio di un popolo che non deve considerarsi secondo a nessuno, in barba alla moda esterofila dominante.
E la MediterrArea, di cui Luca Notari è presidente, dell’italianità ha fatto il suo emblema, per portare avanti il patrimonio storico culturale che ci appartiene (basti pensare anche a Salvatore Giuliano con le musiche di Dino Scuderi).
Ma a chi va il merito del ritorno, seppure per ora per una data unica, dello spettacolo che è entrato, fin dal debutto, nei cuori di pubblico e critica incastonandosi come una tra le pietre più preziose, nella metaforica corona del teatro musicale italiano? A chi parla tanto di cultura, di opportunità da dare alle proposte nuove e al talento? No! Il merito di riportarlo in scena e di averci creduto va a chi si è limitato a presentare fatti, ad una organizzazione non “deputata”, sulla carta, a promuovere cultura: il merito va ad un Centro Commerciale!
Sì, perché lo spettacolo che vede Stefania Fratepietro e Luca Notari grandi protagonisti nei panni di Tenco e Dalida, nell’opera scritta e diretta da Piero Di Blasio, è stato inserito nel programma di eventi di Porta di Roma Live 2015, insieme ad un’altra perla teatrale musicale (un cult off Broadway) come Ti Amo sei perfetto, ora cambia.
Con un palco posto nello spazio aperto che collega grosse catene commerciali alla galleria vera e propria di negozi, in un orario in cui questi erano ancora aperti, con conseguente via vai di gente, si poteva pensare che non fosse possibile creare il giusto clima, la necessaria intimità e concentrazione per potersi calare nelle atmosfere di Ciao Amore Ciao, ma così non è stato.
Perché davanti a questo lavoro non si può fare altro che venire catturati ed infatti non solo nessuno si è sognato di “disturbare”, ma diverse persone capitate sul posto passando per caso, non hanno potuto fare a meno di trattenersi fino alla fine.
Per chi ancora non lo conoscesse, il testo dello spettacolo, nato da un’idea degli stessi Notari e Fratepietro e realizzato con grande intelligenza artistica da Di Blasio, non vuole indagare le tesi sulla morte di Tenco (suicidio o omicidio), né essere troppo esclusivamente legato alle vicende intercorse tra il cantautore e Dalida alle porte di quel fatidico Festival di Sanremo del 1967. Pur nel rispetto dei fatti reali, si vuole rievocare la controversa storia d’amore per renderla poi universale.
Sulla scena non vediamo, per fortuna, repliche o imitazioni dei due artisti che, attraverso dischi e filmati sono ancora molto presenti, fisicamente e vocalmente, nelle nostre menti. Ciao Amore Ciao è impostato in modo che il problema del paragone non si ponga. Come in un tacito accordo tra il pubblico e gli artisti, le difficoltà della vita, le infelicità, le solitudini, gli amori non corrisposti, le delusioni ed i sogni di questi Tenco e Dalida diventano patrimonio comune: appartengono ad ognuno.
A rendere possibile tutto ciò le canzoni dello stesso Tenco, i cui testi sono universali e sempre attuali; raccontano storie e situazioni in modo chiaro, senza la ricerca di frasi criptiche o ad effetto, al punto da poter essere definiti quasi “teatrali”. Ed infatti il testo di Come mi vedono gli altri viene inserito come prosa in uno dei momenti dello spettacolo senza che si avverta qualcosa che stoni. I brani sono così indissolubilmente legati alle vicende rappresentate, da sembrare scritti appositamente per l’occasione.
Uno dei grandi punti di forza di Ciao Amore Ciao è infatti proprio la costruzione narrativa legata alle canzoni, arrangiate per di più in modo mirabile dal Maestro Emiliano Begni: direttore musicale dello spettacolo Begni, sulla scena, suona il piano accompagnato dal contrabbasso del Maestro Ermanno Dodaro. La musica dal vivo fa sempre la differenza, c’è poco da fare, e bastano pochi elementi, anche due, come in questo caso, per avvolgere il pubblico nel calore delle note.
Una delle trovate registiche vincenti, inoltre, è legata proprio ai due musicisti: spogliatisi dei loro nomi, Begni e Dodaro vengono portati all’interno della storia e di volta in volta rappresentano personaggi diversi, pur rimanendo sempre (tranne all’inizio) nella loro postazione defilata, sul fondo sinistro del palco.
Altra idea fondamentale è quella di intervallare le scene con brevi stralci (con tanto di presentazione al modo sanremese) dei brani musicali in concorso in quella diciassettesima edizione del Festival. Come in un conto alla rovescia, i pezzi scandiscono le vicende presentandosi uno dopo l’altro per giungere proprio a Ciao Amore Ciao, la canzone che fu presentata da Tenco e Dalida: è come un cerchio che si stringe, sempre più, fino ad arrivare al suo centro, al nocciolo della questione, intrappolando i due artisti nel loro destino. La scelta della sequenza di tali intermezzi, non pare casuale: se si fa caso alle parole delle canzoni “di” Orietta Berti, Dalla, Little Tony, Gaber (per citarne solo alcuni), si nota come queste sembrino commentare gli avvenimenti che si svolgono sulla scena.
Se, inoltre, Tenco e Dalida rappresentano se stessi e, al tempo stesso, dei simboli, le scenografie non possono essere troppo descrittive. Ecco allora pochi elementi (le scene sono firmate da Dario Carrarini) a creare dei luoghi deputati, presenti per tutto lo svolgimento, occupati di volta in volta dagli interpreti che attraversano tempo e spazio: Genova, Roma, Parigi, Sanremo.
Dulcis in fundo gli interpreti: qui, una disamina tecnica sarebbe forse fuori luogo. Le qualità artistiche e vocali di due artisti come Luca Notari e Stefania Fratepietro sono note e ne fanno due punti di riferimento, a prescindere dallo spettacolo che si andrà a vedere. La magia di Ciao Amore Ciao però è proprio questa: ci si dimentica, anche ponendosi con atteggiamento critico, di osservare tutte le sfumature tecniche e ci si lascia andare alla suggestione, alla storia. Perché le lacrime della Fratepietro sono vere, si vedono brillare sotto le ciglia, così come veri sono il tormento di Notari e l’infelicità degli amanti che i due artisti rappresentano. Non conta quante volte si sia visto lo spettacolo. Chi vi assiste per l’ennesima volta ne viene preso con la stessa intensità di chi vi assista per la prima, basta ascoltare i commenti degli spettatori a “sipario chiuso”.
Tra i momenti più densi di pathos ricordiamo qui Vedrai, Vedrai, brano con cui Tenco/Notari si sfoga e confessa al telefono con la madre e, al tempo stesso, con se stesso (una prova di bravura non indifferente che si aggiunge all’interpretazione, già fortissima, di Luca) o Un giorno dopo l’altro, con cui Dalida/Fratepietro spiega al compagno, che con superficialità l’aveva giudicata, il suo vero stato d’animo: “La felicità è un lusso troppo grande, anche per “la Dame de l’Olympia”.
Il finale tragico, delicatamente lasciato solo all’immaginazione, con pochi tocchi che evocano l’accaduto, porta l’ultima canzone, Preghiera in gennaio, un pezzo di Fabrizio De André scritto per la morte di Tenco. La Fratepietro materializza tutto quello che il testo vuole comunicare: dolore, rabbia, delusione, consapevolezza di qualcosa che si è spezzato per sempre ed anche l’ultima speranza nella misericordia di Dio. Tuttavia la forza di Ciao Amore Ciao è questa: come già evidenziato da chi scrive qualche tempo fa, dopo l’ultima nota, dopo quella cravatta, carica di significati, lasciata cadere con solennità e amarezza da Dalida, non rimane un senso di angoscia, ma solo emozione.
Non resta che augurarsi ancora lunga vita per questo spettacolo che, approvato anche dalla famiglia Tenco, è stato più volte premiato: Musical! Awards 2013 (Miglior spettacolo off – cliccare QUI); Broadway World Italy Awards 2013-2014 all’interno del Music-All Party (Miglior spettacolo con musiche non originali e miglior attrice protagonista – cliccare QUI); Gold Elephant World Award (Migliore opera prima – Cliccare QUI).
Si ricorda la partecipazione in voce di Veronica Pinelli.
Costumi: Laura Pucini – Light Designer: Francesco Vignati – Sound Designer: Emanuele Carlucci – Direttore di Scena: Marcello Maugeri – Assistenti alla regia: Anna Ferraioli Ravel, Viviana Tupputi.
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