Debutto milanese per “Diglielo a tutti”: convince, ma è da migliorare
di Paolo Vitale – foto di Roberta Grandini
“Diglielo a tutti” è l’ultima fatica, in senso temporale, di Paolo Barillari. Dopo il successo come co-autore delle musiche di Rapunzel, si è cimentato nella scrittura, direzione ed interpretazione di un nuovo musical inedito ispirato al romanzo di Irwin Shaw “Bury the dead”.
Come lascia intuire il titolo originale [Seppellire i morti, ndr], la trama di questo musical è abbastanza inusuale: tre uomini di diversa estrazione sociale (un meccanico, un borghese ed un nomade) vengono spediti al fronte per combattere. Il primo giorno di battaglia tutti e tre muoiono sotto gli spari del nemico e vengono deposti nelle fosse per essere seppelliti. A questo punto però, mirabile dictu, i tre defunti si alzano in pieni rifiutando la tumulazione! Motivo della singolare protesta è l’avversione contro quella guerra… contro tutte le guerre.
Lo stupore invade naturalmente la trincea tocca al Generale cercare di riportare la calma tra le truppe provando a convincere le tre salme a lasciarsi seppellire in pace. I tre “non-morti” tuttavia non si convincono e continuano imperterriti la loro protesta. La notizia arriva così alle orecchie del direttore di “Star Evening News”, un quotidiano locale, che tuttavia riceve il veto dal Ministero della Guerra: la notizia non deve essere divulgata! Interviene quindi il Capitano ma anche questo secondo tentativo fallisce: i tre manifestanti non desistono.
La notizia a questo punto non riesce più ad esser tenuta segreta e viene organizzata una conferenza stampa nella quale traspaiono tutta la pochezza umana ed il cinismo del Generale.
Il malumore comincia a serpeggiare tra le truppe. Anche il meschino espediente della prostituta inviata dal Generle per convincere i tre uomini finisce con un buco nell’acqua. Gli altri soldati iniziano a lasciare le armi e molti rinunciano a combattere: vogliono solo tornare a casa!
Il Generale sfodera quindi la sua ultima arma: fa incontrare ai tre “morti viventi” le donne della loro vita. Il risultato è controproducente e perfino Martha, moglie di Webster, si unisce alla causa finendo per urlare “Diglielo a tutti, diglielo a tutti, diglielo a tutti” in un acceso impeto contro ogni guerra. A questo disperato urlo della donna altri soldati defunti si sollevano dalle tombe e si uniscono alla protesta per la pace. Al Generale non rimane che sparare a vuoto contro le anime di chi già non c’è più e mentre viene da esse sopraffatto cala il buio… la guerra è ormai finita!
A dispetto di una trama che può sembrare macabra e leggermente dark, “Diglielo a tutti” è un musical leggero e divertente, merito senza dubbio di uno score allegro dal ritmo sostenuto. I brani musicali sono sicuramente la parte più interessante dello spettacolo (interamente cantato) anche se non mancano delle zone d’ombra. In più di un momento, infatti, le canzoni in scena hanno ricordato (ma molto molto) altrettanti brani famosi. E così da un simil-Samarcanda si passava ad un simil-Notte da non dormire, passando poi da un simil-Fotoromanza ad un simil-Concerto per prete e campane. E poi giù ancora giù con numerose citazioni (vogliamo sperare volontarie) di Le Vibrazioni, Pezzali, Modà… Insomma, sarà ché i brani non brillavano di originalità, ma dopo qualche secondo si iniziava a canticchiarli! Ma questo è anche il lato positivo: la composizione ruffiana delle musiche di “Diglielo a tutti” ha regalato dei pezzi che entrano facilmente in testa e piacciono sin dal primo ascolto: sono oggettivamente uno più orecchiabile dell’altro! Su tutti citiamo “La guerra è finita”, “Qui c’è notizia”, “Solo buio”…
Le fila della storia sono scenicamente tirate da un narratore di webberiana memoria (similissimo al Che di Evita) che gli autori hanno chiamato “Aedo”, interpretato dallo stesso Barillari [a noi il termine “Aedo” non sembra corretto, ndr]. Barillari, nel ruolo dell’Aedo, ha dimostrato ancora una volta notevolissime capacità vocali. Non ci ha convinto però del tutto la sua interpretazione: troppo statica, con movimenti poco studiati ed espressività facciale spesso distratta. A nostro avviso il motivo è chiaro: Barillari nella doppia/tripla veste di autore-regista-interprete non è riuscito a seguire tutti i dettagli ed il proprio personaggio ne ha risentito. Consigliamo di scegliere solo una tra le due funzioni: o regista o interprete.
I tre protagonisti sono Mattia Inverni (Richard Webster), Santi Scammacca (Walter Morgan) e Giò Tortorelli (Tom Driscoll). Di Inverni conoscevamo già il talento, ma alla recita a cui abbiamo assistito non era in voce. Buona comunque la parte interpretativa, anche se la regia non è sembrata d’aiuto. Anche Scammacca, performer proveniente dall’operetta, ha superato bene la prova. Anche in questo caso la regia avrebbe potuto sfruttarlo maggiormente, sia vocalmente che nel tap! Tortorelli forse tra i tre era il più giusto per il ruolo. La sua voce è certamente inconfondibile e ha caratterizzato Driscoll in modo netto. Alcune parti sono risultate un po’ troppo urlate e sopra le righe, ma tutto sommato hanno ben descritto la rabbia interiore del personaggio. Nel complesso i tre protagonisti hanno dato l’impressione di essere assolutamente professionali ma mal diretti. Tra gli errori di regia, per esempio, uno è stato abbastanza grave: la scena della morte in battaglia dei tre soldati. Essendo un passaggio chiave della storia, il fatto che le tre morti siano avvenute in punti “scomodi” del palcoscenico (dietro elementi scenografici, in prossimità del fondale, quasi in quinta…) ha reso tutto decisamente poco chiaro. E se aggiungiamo anche delle luci caotiche il risultato è stato a dir poco amatoriale.
Bene anche le donne co-protagoniste Jessica Lorusso (Martha Webster), Francesca Brusati (Julia Morgan), Costanza Scalia (Catherina Driscoll), Laura Miriani (la redattrice) e Carlotta Sibilla (la prostituta) e gli altri tre ruoli maschili Andrea Ghislotti (Generale), Michelangelo Nari (Capitano) e Simone De Rose (Direttore). Delle donne la Scalia è quella che abbiamo apprezzato maggiormente: ha regalato una Catherina decisa e risoluta, non immune tuttavia alla commozione ed al dubbio. Interpretazione impeccabile. Degli uomini abbiamo notato la pulizia tecnica di De Rose, forse sprecato per il ruolo. Ghislotti, nonostante un perfetto fisic du role, ha restituito un Generale monolitico sì, ma decisamente monotono. Probabilmente la partitura non l’ha aiutato: servirebbe aggiungere qualche variazione ai suoi temi musicali per evitare l’effetto “monocorde”.
Completano bene il cast, Michela Ciusani, Roberta Onorato, Maria Teresa Notarangelo e Fabrizio Citi: un ensemble affiatato ed energico.
I costumi di Claudia Frigatti hanno risentito della scarsità dei mezzi, ma tutto sommato funzionavano. Alcuni, nonostante fossero di repertorio, andrebbero “invecchiati” un po’ per evitare l’effetto di “nuovo”. Non abbiamo capito la mise mimetica dell’Aedo sin dalla prima scena.
Le luci di Mario Longo in alcuni momenti le abbiamo trovate sbagliate: buio sui protagonisti e luce sulle controscene o peggio, buio sui protagonisti e luce sugli spostamenti delle scenografie (per esempio l’entrata di Driscoll mentre viene spostato il periatto). O ancora l’improvvisa luce a giorno sull’uscita degli attori (per esempio quando le tre donne in cima al praticabile iniziano a scendere). Nasce il dubbio che la luce serva più agli attori per non cadere o per indovinare gli spostamenti che per lo spettacolo in quanto tale.
Le coreografie di Michela Ciusani potrebbero essere maggiormente pensate. Osiamo dare un consiglio: toglierle del tutto? I numeri ballati non sono poi così necessari in questo tipo di musical. A volte sono sembrati interventi coreografici un po’ forzati.
Nonostante queste critiche ci sentiamo di riconoscere una grande potenzialità allo spettacolo. La parte musicale, come già affermato, funziona molto bene ed è già un ottimo punto di partenza. Oltre a quanto già scritto consigliamo di rivedere la scrittura di alcuni passaggi che effettivamente risultano poco chiari se non si conosce sin dall’inizio la storia.
Per il resto “Diglielo a tutti” è un esperimento riuscito anche se certamente migliorabile. Varrebbe la pena di prendere un taxi per andarlo a vedere? Forse un taxi no, ma una Enjoy sì e… diciamolo a tutti!
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