QUANDO “DIRTY DANCING” DIVENTA TRISTEMENTE “BORING DANCING”
di Paolo Vitale
Evidentemente è opinione diffusa, tra autori e registi, che basti prendere un film famoso per farne un musical di successo.
E’ quanto deve aver pensato Eleonor Bergstein, autrice di Dirty Dancing, quando ha avuto la brillante idea di trasformare il suo capolavoro cinematografico in un family-show! A noi tocca l’infame compito di ribadire, per l’ennesima volta, che non è così e Dirty Dancing al Teatro Nazionale di Milano ne è una prova lampante.
La trasposizione teatrale del film è quantomeno deludente e povera: rimane ben poco del carico emotivo della pellicola. Le due ore del musical trascorrono lente e noiose, senza emozioni rilevanti, se non, forse, negli ultimi venti minuti.
Si sarebbe potuto dare la colpa a registi e produttori, se non fosse che l’autrice del film risulti essere anche l’autrice della versione musical.
Tutto questo preambolo per dire, insomma, che il musical di Dirty Dancing ha un’inevitabile carenza strutturale insita nel copione stesso: battute scontate e banali, scene inutili, “colpi di scena” chiamati… Insomma, emozionarsi con un testo simile è davvero un’impresa ardua! Questa storia, scritta in questo modo, funziona tanto magicamente al cinema quanto malamente sul palcoscenico.
La produzione italiana, a nostro avviso, ha anche altri limiti che non fanno altro che peggiorare la situazione di partenza: la scelta del cast è molto discutibile.
In primis Gabrio Gentilini, il nostro Johnny Castle. Ci chiediamo il perché sia stato scelto proprio lui. Non abbiamo nulla contro Gentilini, ma Johnny Castle deve essere, prima di tutto, un eccelso ballerino, cosa che lui non è! I suoi movimenti sono troppo legnosi ed imprecisi, colpa anche di un fisico possente non formatosi prettamente con la danza. Ma allora perché è stato scelto un non-ballerino per interpretare il ballerino per eccellenza? Misteri italiani. Sinceramente, giusto per fare nomi e cognomi, avremmo visto meglio in quel ruolo un Mirko Ranù. Almeno non avrebbe sfigurato nei passi a due con Penny (alias Federica Capra) e sarebbe apparso molto più credibile come insegnante di ballo. Anche dal punto di vista recitativo Gentilini non ci ha convinto: è troppo impegnato a “fare” l’icona sexy che non ha il tempo per esserlo. Ovviamente il confronto con Patrick Swayze non lo facciamo nemmeno. Consigliamo a Gentilini di calcare meno l’arma del machismo e di essere più naturale. Apprezziamo comunque l’impegno che ha messo in un simile ruolo, non facile da sostenere.
Sara Santostasi ci ha regalato una Baby probabilmente più riuscita rispetto a Johnny Castle. La Santostasi si è impegnata molto ed il risultato si è visto. Forse ha calcato un po’ troppo il tasto dell’ingenuità: in realtà Baby, a nostro avviso, non dovrebbe essere così “svampita”…
Federica Capra, stupenda nel ballo, ci delude nel recitato.
Il resto del cast, paradossalmente, è migliore dei protagonisti e dona allo spettacolo i momenti migliori, quelli di gruppo.
La parte più convincente dello show è sicuramente quella musicale. Si tratta di una cinquantina di brani originali anni ’50/’60 eseguiti dal vivo da un’orchestra di otto elementi posti direttamente in scena. Lo score, tuttavia, per quanto accattivante e piacevole, risulta essere un elemento di contorno: i pezzi non sono mai cantati dai protagonisti, ma sono quasi sempre accompagnamenti di sottofondo o brani cantati dagli altri personaggi. La musica, insomma, accompagna la storia, ma non la racconta. Probabilmente anche questa scelta risente molto della provenienza cinematografica dell’autrice. Il musical, lo ribadiamo, è un’altra cosa!
Scenograficamente lo spettacolo è sanza infamia e sanza lodo. Non ci ha entusiasmato, ma nemmeno annoiato. Se la gabbia scenica fatta di led-wall è ormai vista e rivista, ci è piaciuto molto l’uso “tradizionale” del tulle con proiezioni frontali e retro-illuminazione durante la scena del “training” di Baby e del famoso bagno nel lago (bagno che in teatro Johnny fa con tutta la canotta… Ma perchè?). Bella anche la posizione centrale e rialzata dell’orchestra. Poco curato invece l’aspetto dell’attrezzeria: indicando una tavola tristemente vuota viene detta una battuta del tipo “guarda quanto cibo avanzato!”. Va bene che il teatro è finzione, ma se si proietta in modo realistico perfino un lago di montagna… Una tavola imbandita è il minimo che ci si aspetti. Per non parlare poi di lampadari, sempre gli stessi, che salgono e che scendono a casaccio depistando gli spettatori.
Sul finale la scena tanto attesa: la famosa presa d’angelo sulle note di The Time of My Life. Ovviamente, all’anteprima a cui abbiamo assistito, la presa è fallita e Baby si è catapultata in avanti rischiando di fare una brutta caduta! Abbiamo quindi visto una presa-bis che, traballando un po’, è invece riuscita. Ma il finale era ormai rovinato.
Che dire, in definitiva, di Dirty Dancing? Le notizie degli ultimi giorni riportano un record di prevendite con oltre 75.000 biglietti venduti nel primo mese. E’ indubbio quindi che il titolo attiri un vastissimo pubblico e che il produttore abbia fatto una azzeccatissima scelta commerciale. Ma noi ci domandiamo: quanti di questi 75.000 spettatori ritorneranno in teatro per rivederlo? Noi no di certo.
Io non so che Spettacolo avete visto e soprattuto come potete dire delle cose del genere su Gabrio Gentilini.
Un conto è una critica costruttiva,un conto è una stroncatura così solo per infierire su uno dei talenti migliori in questi ultimi anni. Avete perfino detto che sarebbe stato più idoneo Mirko Ranu (ma avete in mente Priscilla) beh sono due cose completamente diverse! Se ci sono dei punti di forza in questo spettacolo uno è Gabrio Gentilini e ripeto a Paolo Vitale prima di infierire magari pensarci due volte non farebbe male al nostro animo. Magari riguardatevi 50 sfumature di musical che mi Sto arrivando! che lì eravate bendati. Oppure andate bendati a tutti i Musical?
Gen.le Marco, a vedere certi musical più che bendati dovremmo andare con i tappi nelle orecchie!
Io ho visto il musical a Roma. Sorvolando sul fatto che, pur acquistando il ticket al botteghino 30 min. prima dello spettacolo, ci hanno fatto pagare 8,00 euro di prevendita, devo dire che concordo pienamente con la critica di questo sito. Io e mia moglie siamo rimasti molto delusi dall’assenza di parti cantate ( ma non era un musical?) e gli stessi protagonisti davano l’impressione di svolgere il compitino per “finire prima possibile”. Veramente imbarazzante.