Into The Woods esce nelle sale americane: Meryl Streep possente e generosa, Johnny Depp inutile e ripetitivo, Emily Blunt è la vera sorpresa vocale.
di Cesare Zucca
Biglietti esauriti, incassi stellari, cinema stracolmi per la versione cinematografica del celebre musical Into The Woods firmato dal leggendario Stephen Sondheim.
La storia di Into The Woods è un collage di fiabe famose che riunisce Cenerentola (Anna Kendrick) bistrattata dalle sorellastre e corteggiata dal Principe (Chris Pine) Cappuccetto Rosso (Lilla Crawford) che va a visitare la nonna e s’imbatte nel lupo cattivo (Johnny Deep), Jack (Daniel Huttlestone) alle prese con la sua pianta di fagioli giganti e la bella Rapunzel (Mackenzie Mauzy) dalla chilometrica chioma bionda. Tutti coinvolti nelle vicende casalinghe di un fornaio (James Corden) e sua moglie (Emily Blunt), ambedue infelici perchè non riescono ad avere figli.
Piomba dal cielo (è proprio il casi di dirlo) la strega locale (Meryl Streep) che lancia loro una sfida: la moglie del fornaio partorirà se i due si avventureranno di notte nel bosco e se, prima dell’eclissi lunare, saranno in grado di trovare quattro oggetti: un mantello rosso come il sangue, una mucca bianca come il latte, una ciocca di capelli color del grano e una scarpetta d’oro. La coppia accetta. La loro avventura notturna si intreccia e si confonde con le storie degli altri personaggi fino a concludersi con un lieto (o quasi) fine.
Bob Marshall, che ha firmato film musical importanti come Nine e il premio Oscar Chicago, dirige il cast tecnico con grande attenzione e cura per i dettagli a cominciare dagli effetti speciali, alle strabilianti scenografie ai suggestivi costumi di Colleen Atwood. La sua bacchetta magica fa danzare tutti i protagonisti in un dinamico carosello, enfatizzato dallo splendido montaggio di Wyatt Smith.
Il cast stellare regala momenti di splendore, tra cui la fenomenale performance della Streep e il fascino britannico dalla Blunt, ma la storia è troppo lunga (due ore e un quarto) e sembra zoppicare per arrivare al gran finale. Il tanto publicizzato cameo di Johnny Depp nella parte del lupo è solo un’altra, inutile variazione del pirata Jack Sparrow.
Le musiche, pur splendidamente orchestrate, non sempre riescono ad inserirsi nel racconto, anzi spesso ne fermano il ritmo piuttosto incalzante. Sono i due principi Chris Pine e Billy Magnussen a siglare il duetto più inaspettato – e forse il momento più gradevole del film- quando, sulle note della canzone Agony, si sfidano in un duello canoro imperniato sui loro differenti sex appeal.
Per il resto, come in tutte le fiabe, imperano le morali. Il coraggio è premiato, l’unione fa la forza, il buono trionfa ed il cattivo precipita nel baratro, proprio come la strega Meryl che sprofonda in un uno stagno melmoso e sparisce per sempre dalla scena.
Il film è uscito a New York il giorno di Natale e arriverà in Italia tra qualche mese [fonti attendibili riportano il 2 aprile ndr], intanto godetevi il trailer.
Stupisce leggere una recensione così superficiale soprattutto dal punto di vista delle tematiche affrontate. “Into the woods” a teAtro come al cinema è quanto di più lontano ci possa essere dalla classica fiaba in cui “imperano le morali”. Viene da pensare che chi ha scritto l’articolo non ne abbia capito il senso. Il mondo delle fiabe viene stravolto. Il per sempre felici e contenti non esiste. Ed è infatti la seconda parte del film quella più interessante! Per dirne una: il principe azzurro tradisce Cenerentola nel bosco e lei non lo ama veramente. Mi chiedo in cosa questo rispecchi la morale classica delle fiabe? Si tratta invece di una sottile metafora dall’inizio alla fine dell’esistenza umana, piena di passi falsi commessi soprattutto quando ci veniamo a trovare “into the woods”, nella selva delle nostre vicissitudini. La grandezza di quest’opera e la bellezza del film stanno soprattutto nel sottotesto e dispiace che in una recensione di una rivista specializzata si colgano solo gli aspetti “tecnici” e quasi per niente quelli di significato. Peccato.