UN TRIBUTO AI QUATTRO RAGAZZI DI LIVERPOOL CHE HA DIVERTITO SIA IL PUBBLICO CHE GLI ARTISTI
di Erica Culiat
Sotto sotto vien da chiedersi. Perché andare a teatro per vedere quattro che imitano i Beatles? Ma questi quattro, l’italiano Emanuele Angeletti (Paul), Paul Canning (John), John Brosnan (George) e Luke Roberts (Ringo) t’acchiappano subito nel tributo ai Quattro di Liverpool, intitolato Let It Be – A celebration of the music of the Beatles, in esclusiva per l’Italia al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia dal 10 al 14 dicembre, presentato da BB Promotion. Un’operazione filologica che permette di assistere e, per le generazioni più giovani, di conoscere il repertorio dei Beatles ormai un classico al pari di una partitura di Mozart o di Bach.
Ricostruiti con precisione gli strumenti che usavano. Sul palcoscenico gli stessi movimenti. Lo stesso modo in cui imbracciavano i loro strumenti. Cura della vocalità e del suono restituito come era allora. Le canzoni intramontabili sparpagliate in otto capitoli che ripercorrono le principali tappe di questi artisti che la rivista Rolling Stone ha stigmatizzato come i più grandi di tutti i tempi. Non sperate di trovare approfondimenti psicologici, di carpire le tensioni che poi sono sfociate nella rottura. Non è questo lo spettacolo. Si assiste a un tributo musicale, a una riproduzione fedele di un concerto live dei Quattro che ti prende e ti strega. Trieste non è Londra dove tutto il pubblico cantava Yesterday, ma ci si è difesi benino alla prima anche nel capoluogo giuliano. La platea, dai giovanissimi, scuole medie inferiori, a quelli di una certa età, tutti canticchiavano sottovoce, battevano i piedi a tempo, ondeggiavano il capo e non appena dal palcoscenico è partito l’invito, più volte, a ballare, nessuno se l’è fatto ripetere. Ci si è alzati per slogarsi ginocchia, dimenare bacino e braccia.
Dicevamo otto capitoli che sgomitolano la storia musicale dei Beatles dagli inizi al Cavern Club fino al loro testamento artistico, Abbey Road l’ultimo album inciso in studio, del quale sono stati scelti i brani Come Together e The End. In mezzo l’esibizione al Royal Variety cui assistette la regina madre e una giovane principessa Margaret, il concerto allo Shea Stadium di New York davanti a 55mila persone, la stagione di Sgt. Pepper’s con gli abiti multicolor e la canzone scandalo di Lucy in the Sky with Diamonds – momento emozionante con la cupola della Sala Assicurazioni Generali che s’illuminava dei suoi led riproducendo il cielo stellato – fino a All You Need Is Love che diventerà l’inno dei figli dei fiori. Non a caso questa canzone assieme a Penny Lane, Strawberry Fields Forever e Magical Mystery Tour è stata raggruppata nel capitolo Peace and Love.
Esibizione arricchita da filmati e documenti d’epoca, le folle urlanti delle fan negli anni Sessanta, le immagini della guerra in Vietnam (Lennon aveva restituito la medaglia di baronetto in segno di protesta contro la politica militarista della Gran Bretagna in occasione di questa guerra), da cambi di look, mentre il palcoscenico veniva avvolto dai caleidoscopici disegni video di Duncan McLean, mentre Darren McCauley e Mathieu St-Arnaud sono gli autori dei video originali, e da un impianto luci firmato da Humphrey McDermott, uno dei più belli e grandiosi mai visti.
Let It Be ha replicato tre anni nel West End di Londra, ci ritornerà al Garrick Theatre il 28 febbraio 2015, e dopo aver fatto tappa a Berlino, Linz, Vienna, Zurigo, Monaco è arrivato anche in Italia. Anche se per pochi giorni è un’occasione da non perdere. Per riascoltare le canzoni dei Beatles eseguite in maniera eccellente da questi giovani performer che suonano, cantano, chiacchierano anche un po’ con il pubblico in maniera simpatica, leggera e ironica. E proprio nei camerini Angeletti, che a lungo è stato frontman della tribute band The Apple Pies, ci ha riferito che Paul, John e Luke sono rimasti entusiasti del pubblico, il migliore del tour, e del teatro.
Alla fine soddisfatto il pubblico, ma anche gli artisti.