A Vienna Mozart si rifà il look e torna a conquistare il pubblico
I Vereinigte Bühnen Wien – Teatri Riuniti – ci riprovano e fanno centro. Hanno ri-allestito a settembre uno dei loro cavalli di battaglia, il musical Mozart!, grande successo di Michael Kunze e Sylvester Levay che, dalla data del debutto, 1999, al Theater an der Wien, era rimasto in scena per due anni con 500 repliche. Successivi allestimenti in Germania, Giappone, Ungheria, Svezia, Repubblica Ceca e Corea del Sud con oltre 1,9 milioni persone che l’hanno applaudito.
Il nuovo Mozart! si è rifatto il look. Niente più capelli rasta, jeans rotti e cappotto lungo, ma dai manifesti occhieggia un esile ragazzo biondo biancovestito che tende la mano, la cui ombra è il little Amadé imparruccato e incipriato su fondo azzurro.
L’esile ragazzo biondo è il giovane Oedo Kuipers, un altro artista olandese entrato alla corte dei VBW che ha infiammato la platea del Raimund Theater alla prima, lo scorso 24 settembre, e continuerà, ne siamo sicuri, a farlo. Bello, potente nella voce, presenza scenica. Drappeggiati attorno a lui, Thomas Borchert (Leopold Mozart), Mark Seibert (Colloredo), il meglio della scena tedesca, Franziska Schuster (Costanze Weber), Ana Milva Gomes (Baronessa von Waldstätten), Barbara Obermeier (Nannerl), Brigitte Oelke (Cäcilia Weber) e Jon Geoffrey Goldsworthy (il conte Karl Joseph Felix Arco). Due ore e quarantacinque pirotecniche, con quindici minuti di standing ovation.
Che cosa ha di diverso questa nuova edizione dalle precedenti?
La storia resta incentrata sul lato umano di Mozart, da bambino prodigio, “il piccolo miracolo” a giovane talento in collisione con l’autorità paterna,- Leopold voleva vederlo sistemato e lo comandava, o meglio avrebbe voluto comandarlo, come quand’era bambino -, e con quella dei suoi datori di lavoro. In primis l’arcivescovo di Salisburgo, il principe Colloredo che, in cambio di un salario gli imponeva l’obbligo, come era allora in uso, di produrre musica a comando, senza tener conto delle inclinazioni, delle opinioni, della sensibilità del musicista stesso. Questa volta, però, la necessità di farsi una vita sua, coniugando l’indipendenza creativa dagli obblighi che il suo mestiere gli imponeva, emergono in maniera prepotente. Mozart lo senti vivo, così come i suoi interlocutori. Ciascuno dei tre protagonisti, Kuipers, Borchert e Seibert ci mettono talmente tanta passione che non sai per chi tifare.
Da segnalare un nuovo duetto tra Mozart e Costanze, Wir zwei zusammen e l’arrangiamento musicale firmato e diretto da Koen Schoots, ancora più rock e a tratti più dark con l’orchestra dei Teatri Riuniti sempre in forma smagliante. Queste, in poche parole le novità.
La regia di Harry Kupfer è come un rasoio, taglia le carni dei protagonisti, facendoci sentire umori passioni odori, facendoceli amare questi personaggi, anche quelli più “antipatici” (e comunque ricordiamo che lo stesso Mozart non aveva un carattere tanto mite. Non era Haydn, per capirci!). Kupfer pigia sull’acceleratore del contemporaneo presentando la famiglia Weber che prorompe in scena con camioncino, sedie a sdraio, ombrelloni, ciambelloni e chi più ne ha più ne metta, uno spumeggiare di colori, che stacca dalla compostezza degli interni, costruiti con le belle e raffinate proiezioni di Thomas Reimer. Sono talmente perfette, da sembrare vere, in particolar modo la casa di Mozart e Costanze.
Come sempre il cast ti paralizza dalla bravura. Borchert è magnetico con una voce superba, Siebert vibra nella recitazione e nel canto, la Gomes con Gold von den Sternen è stata una fulgida visone, la Schuster è una dolce Costanze, morbida la voce della Obermeier, prepotente la Cäcilia della Oelke.
Un altro successo, dove ogni elemento scenico è dettagliato con cura. Entusiasmanti i costumi di Yan Tax, il disegno luci di Jurgen Hoffmann, il suono perfetto di Thomas Strebel, i pochi elementi scenici, ma sempre di grande impatto di Hans Schavernoch, le coreografie di Dennis Callahan.
Infine non guasta l’intelligente aggiunta dei sopratitoli in inglese.
Il finale ci ha emozionati a sorpresa. Una carrellata, dai teatri storici, si parte proprio dalla Scala fino al Metropolitan e all’Opera di Sidney a testimonianza che la musica di Mozart è immortale, applaudita e ascoltata in ogni parte del globo.