SHE’S GOT RHYTHM, SHE’S GOT MUSIC… SHE’S WONDERFUL!
La Fratepietro fa un nuovo centro con la prima delle quattro serate al Teatro Golden dedicate al musical, dagli anni Trenta ad oggi.
di Ilaria Faraoni – Foto di Luana Belli e Ilenia Mariani
Negli anni, Stefania Fratepietro è divenuta un nome imprescindibile del teatro musicale italiano. Il suo valore è riconosciuto da pubblico, critica e dai suoi stessi colleghi, cosa che la dice lunga sulle sue qualità artistiche straordinarie.
Sia nelle grandi produzioni, sia in spettacoli più piccoli e autoprodotti, dove spesso rischia in prima persona, la Fratepietro eccelle non solo a livello tecnico, ma anche a livello interpretativo: che si tratti di comunicare gioie o dolori, che si tratti di emozionare o di far ridere, l’obiettivo è sempre raggiunto con naturalezza; la forza comunicativa le parte da dentro, ed un segno tangibile è quella luce che le brilla negli occhi quando è su un palco, declinata in tante sfumature a seconda del momento che deve far vivere, ma sempre presente. Una luce che può avere solo chi ama questo mestiere nel profondo, che ce l’ha nel sangue come componente vitale aggiuntivo.
Non c’è da meravigliarsi, dunque, per le ovazioni che le sono state tributate nel primo concerto/spettacolo (di una serie di quattro) al Teatro Golden di Roma, dal titolo MUSICALmente, ideato e scritto da Massimo Natale, Ennio Speranza e dalla stessa Stefania Fratepietro.
Si tratta di «Serate di festa», come le ha definite l’artista, con colleghi-amici che si sono uniti e si uniranno a lei nei prossimi appuntamenti (già annunciata Donatella Pandimiglio) per festeggiare il musical dagli anni ’30 ai giorni nostri, perché «L’Arte è condivisione», come ha tenuto a precisare Stefania, ringraziando tutti gli ospiti che hanno condiviso con lei il palco.
La musica, rigorosamente dal vivo, è stata eseguita da Marco Bosco al piano (direttore musicale e autore degli arrangiamenti) Pasquale Pellegrino al contrabbasso e Matteo Rossi alle percussioni.
Con semplicità, con la regia di Massimo Natale, la serata ha omaggiato i grandi compositori del Novecento che hanno reso indimenticabile il teatro ed il cinema musicale con creazioni che sono rimaste nella storia, continuando a vivere di vita propria anche oltre gli spettacoli o i film per i quali erano nate.
Sulle note di Another Op’nin’, Another Show (Cole Porter – Kiss me Kate) – brano molto adatto come apertura – la Fratepietro è entrata quasi a sorpresa in mezzo ad un gruppo di gente di teatro che, nella finzione del numero, allestiva uno show: ballerini che provavano, attrezzisti, personale delle pulizie: sono i ragazzi del LIM (Laboratorio IALS Musical guidato da Cesare Vangeli), i primi ospiti della serata, che subito hanno immerso la platea, con il loro tip tap, nel mood del periodo in questione.
Tra una canzone ed un’altra, la padrona di casa ha voluto presentare i brani proposti parlando al pubblico con naturalezza, come tra amici, raccontando qualcosa sulla nascita del musical, sugli autori, sugli artisti che hanno portato al successo le canzoni scelte, non senza qualche battuta arguta rivolta alla contemporaneità teatrale che ha suscitato applausi di soddisfazione. La scelta di spiegare ogni brano, è apprezzabile e condivisibile, perché non è detto che tutti gli spettatori siano addentro al settore e siano appassionati di musical al punto da sapere tutto. La Fratepietro ha svolto così anche una interessante opera di divulgazione.
Dopo l’opening, ancora un celebre brano di Porter ha segnato il primo duetto della serata. Si tratta di Night and Day, canzone scritta per lo spettacolo Gay Divorce con Fred Astaire: nel film che ne seguì, con Astaire e Ginger Rogers, il titolo divenne, per motivi moralistici, The Gay Divorcee (in italiano Cerco il mio amore), perché un divorzio non poteva essere allegro, ma una divorziata sì. A duettare con la splendida voce della Fratepietro, in questo classico senza tempo, è stato Marco Manca, che poi ha regalato al pubblico un altro splendido duetto, tratto ancora da Kiss Me Kate: Wunderbar. Qui i due artisti hanno potuto mettere in evidenza tutta l’ironia del caso con brio coinvolgente, sfoderando qualche divertente gag, prima di passare a So in love, cantata con profondità dal solo Manca (che tra l’altro ha recitato nel 2003 in una versione italiana del musical proposta da Brescia Musica).
L’idea, nata da diverso tempo in chi scrive, che la Fratepietro possa essere una Lilli Vanessi perfetta, per temperamento e doti artistiche, giocando ad immaginare i possibili interpreti per una eventuale nuova messa in scena di Kiss me Kate in Italia, è stata confermata in pieno con questa serata. La speranza è vederla davvero su un palco come protagonista di questo strepitoso musical.
Hanno chiuso il momento Porter, Roberto Rossi ed i ragazzi del LIM con It’s De-Lovely, canzone che ha dato il titolo, nel 2004, al secondo film biografico sul compositore (De-Lovely) dopo Night and Day, film del 1946 in cui Porter era interpretato da Cary Grant.
Una parentesi dedicata a Jerome Kern, con Smoke gets in your eyes (scritta per lo spettacolo Roberta, che divenne poi un film con protagonisti Irene Dunne, Fred Astaire, Ginger Rogers e Randolph Scott) ha permesso alla Fratepietro di giocare con la versione originale della canzone, alternandola con la cover italiana fatta da Celentano e di sottolineare come, in molti, ricordino il brano legandolo ai Platters.
Gli accenni a Rodgers e Hammerstein (in particolare quello a The Sound of Music) hanno dato l’occasione di riflettere su alcune scelte discutibili che hanno coinvolto anche il grande cinema estero, in barba a chi pensa che queste siano solo prerogative italiane: basti pensare che la straordinaria Julie Andrews, che in teatro aveva interpretato da protagonista My Fair Lady (musiche di Frederick Loewe), venne scartata per il ruolo nella versione cinematografica e le venne preferita un’attrice famosa come Audrey Hepburn, anche se questo significò farla doppiare nelle parti musicali: di lì a poco, invece, la Andrews avrebbe spopolato con Mary Poppins e The Sound of Music.
A My Fair Lady è legato un altro momento di spettacolo molto divertente, che ha introdotto, a metà del brano clou, I could have danced all night, Maurizio Di Maio in veste di sopranista: l’artista è entrato a sorpresa per “rubare” simpaticamente gli acuti all’amica e collega, tra l’ilarità del pubblico, divertito dalle reazioni “piccate”, da copione, della Fratepietro.
Con Di Maio si è aperto anche il capitolo dedicato a Bernstein, celebrato con uno dei suoi lavori più famosi: West Side Story. Il pubblico ha potuto sognare romanticamente con i duetti Tonight e I have a love e con Maria, interpretata dal solo Di Maio.
Poi è arrivato lo spazio dedicato a Gershwin, introdotto dalla Rapsodia in blu, eseguita al piano ovviamente dal solo maestro Marco Bosco. E con Gershwin è giunto uno dei momenti più divertenti della serata, con l’entrata in scena di Simone Leonardi, gran mattatore capace di riempire la scena anche con un’uscita di scena. La sua satira su uno dei talent più discussi del momento e sul recente Festival di Sanremo ha suscitato numerosissime risate e, ancora una volta, qualche spunto di riflessione. Forte la sua presenza scenica e ammaliante la sua voce anche nei brani interpretati. They can’t take that away from me (da Shall we dance) ancora una volta ha rievocato, nella serata, quei due grandi artisti che furono Fred Astaire e Ginger Rogers, colonne che tuttora mantengono immutato il loro superbo fascino.
Dopo un classico d’obbligo, Summertime, interpretato dalla Fratepietro, è tornato il tip tap con Marco Rea, che ha accompagnato Stefania in ‘S wonderful e in I got rhythm: su quelle note la mente è andata immediatamente a quel sorriso unico di Gene Kelly mentre canta e balla, affascinando con la sua danza, in Un Americano a Parigi (1951), anche se le canzoni in questione non furono scritte per quel film ma per spettacoli teatrali di circa vent’anni prima: rispettivamente per Funny Face (1927) – e per Girl Crazy (1930); ancor prima, con un’altra veste, I got rhythm era stata presentata in Treasure Girl, del 1928.
La serata si è conclusa con un omaggio a quelle che la Fratepietro ha definito due fra le più grandi artiste: Barbra Streisand e Judy Garland. Se dal repertorio della prima, precisamente da Funny Girl, è stata scelta People (Jule Styne), dal repertorio della seconda la scelta è caduta su Over the raimbow: «Vi vorrei lasciare con il sogno di un ritorno a casa in un mondo migliore» ha detto Stefania, introducendo il brano scritto musicalmente da Harold Arlen per Il Mago di Oz.
Gran finale poi con tutti gli ospiti che hanno salutato il pubblico sulle note di Luck be a Lady da Bulli e Pupe.
Si ricordano i prossimi appuntamenti con la Fratepietro, che continuerà il percorso musicale al Golden con altre tre serate: 16 marzo, 15 aprile e 11 maggio. Si esploreranno i musical pop e rock fino ad arrivare alla commedia musicale italiana e all’opera popolare.
Per approfondimenti leggere QUI.
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