Divertimento moderno col gusto di una volta.
di Ilaria Faraoni – foto Marco Borrelli
Il nuovo allestimento di Non c’è due senza te, lo spettacolo scritto e diretto da Toni Fornari, ha avuto la sua prima al Teatro Sistina. Il testo era già collaudato e aveva già riscosso consensi. Con la supervisione artistica di Gigi Proietti, che si assume la produzione per Politeama srl, i quattro protagonisti Marco Morandi, Claudia Campagnola, Matteo Vacca e Carlotta Proietti presentano al pubblico una commedia con musiche, scritte da Enrico Blatti: pochi brani ben incastrati nella narrazione, non indispensabili ma piacevoli, che creano un’atmosfera che ricorda il sapore del teatro musicale di un tempo, che ben si sposa con lo stile di Fornari, scattante e pulito. Peccato che spesso, al giorno d’oggi, non sia questa tendenza a prevalere.
Sì, perché nonostante il tema che sulla carta potrebbe essere scabroso – una donna alle prese con i suoi due mariti e con la sua migliore amica, editrice dei suoi romanzi – la commedia è assolutamente adatta a tutti e fa ridere con intelligenza. Numerosi a questo proposito gli applausi a scena aperta. E tanto di cappello a Fornari, perché non è caduto in facili doppi sensi o in un certo tipo di comicità.
Sulla carta si poteva temere il paragone con testi come Taxi a due piazze, simili nella tematica (anche se il bigamo in quel caso è un uomo) ma Non c’è due senza te vive di vita propria, non è scontato e si rimane avvinti alla narrazione per scoprire come andrà a finire.
La scenografia è stata interamente rifatta per l’occasione da Alida Cappellini e Giovanni Licheri e, come spesso accade, rappresenta l’elemento che colpisce di primo impatto. Coloratissima e funzionale, su due livelli – più una pedana mobile ed un pannello calato dall’alto per creare l’ufficio della casa editrice – descrive i due appartamenti delle coppie protagoniste connotandoli anche come specchio delle personalità dei proprietari. E così un manifesto di Jim Morrison troneggia nella casa di Danny (Marco Morandi) diventando anche l’interlocutore dei discorsi che l’aspirante cantautore fa a se stesso.
I quattro interpreti hanno tutti trovato un’efficace chiave interpretativa per i rispettivi personaggi: il professore di matematica ossessionato dalla precisione, che deve misurare tutto (Vacca); il cantautore che vuole essere fuori dalle convenzioni alla disperata ricerca dell’ispirazione che non c’è (Morandi); l’editrice amica che sembra perfettina e comicamente diretta ma che alla fine combina un gran macello (Proietti); la donna che cerca e trova la perfezione, che non vede in un solo uomo, in due diversi mariti (Campagnola) e che conduce una doppia vita al punto da atteggiarsi e parlare in modo diverso a seconda del coniuge che ha davanti.
Non c’è un ruolo che prevalga su un altro, né un’interpretazione che prevarichi: tutto è ben calibrato per risultare un lavoro assolutamente corale, dove ogni ruolo è indispensabile all’altro.
Dal punto di vista registico tutto funziona e si incastra come deve, non ci sono lungaggini e non ci si annoia mai. Gli artisti in scena hanno tutti i tempi comici per strappare le risate al pubblico.
Probabilmente, come scritto all’inizio, la commedia non aveva bisogno dell’aggiunta delle musiche o dei movimenti coreografici di Fabrizio Angelini, inseriti con discrezione in modo da non stonare con l’impostazione generale; visto però che l’inserimento sta bene e non ha creato danni (per usare le parole di Toni Fornari in conferenza stampa – cliccare QUI), al punto da poter perdonare anche alcune imprecisioni vocali, perché no?
Ci si augura lunga vita a testi come quello di Non c’è due senza te.
Costumi: Susanna Proietti
Lighting designer: Umile Vainieri
Progetto Fonico: Franco Patimo
Aiuto regia: Viviana Tupputi