Grande successo per la lunga notte degli Oscar Italiani del Musical
di Paolo Vitale
Organizzare è difficile.
Organizzare un premio è ancora più difficile.
Organizzare un premio teatrale è difficilissimo.
Organizzare un premio teatrale in Italia è quasi impossibile.
Eppure Niccolò Petitto, con la sua Enpi Entertainment, ci è riuscito, trasformando in realtà quello che sembrava un sogno irraggiungibile: riunire e premiare in un’unica serata tutto il variegato mondo del musical italiano.
E’ calato così il sipario sulla prima edizione degli “Oscar Italiani del Musical” (quella dell’anno scorso possiamo considerarla un’edizione “zero”) e la scommessa è stata vinta.
Ci sembra doveroso dividere questa recensione in due sezioni: il Premio ed il Gala. Sono due aspetti certamente legati tra loro, ma riteniamo più corretto affrontarli separatamente.
IL PREMIO (qui la li sta completa dei vincitori)
Come per ogni premio che si rispetti i lunghi mesi di preparazione sono stati accompagnati da critiche e polemiche. Scalpore hanno fatto alcune grandi assenze nelle cinquine dei finalisti in gara come, ad esempio, la totale assenza dei protagonisti di “50 Sfumature” (a nostro avviso Ginepro, D’Angi e Grace dovevano assolutamente esserci).
Tali mancanze noi le imputiamo ad una oggettiva difficoltà organizzativa: in Italia è davvero complicato, se non addirittura impossibile, riuscire a conoscere tutte le produzioni (anche se meritevoli) perché non sempre gli spettacoli toccano le principali città e spesso “muoiono” dopo poche repliche.
Se l’organizzazione degli OIM ha quindi sbagliato in qualcosa, questo qualcosa è stato sicuramente in un certo “roma-centrismo” che spesso caratterizza, ahimè, la nostra Capitale: ad esclusione del sottoscritto la giuria era tutta romana!
Per quanto riguarda la parte concorsuale degli OIM, consigliamo all’organizzazione di aprirsi maggiormente al resto d’Italia sia per quanto riguarda la giuria, sia per quanto riguarda gli spettacoli in gara. Consigliamo anche di nominare e rendere pubblica la giuria all’inizio della stagione, in modo da permettere ai singoli giurati di poter assistere a tutti gli spettacoli in gara, su esplicito invito delle produzioni! Basterebbe questo per rendere ancora più autorevole ed inattaccabile il premio.
Siamo sicuri che l’esperienza porterà di anno in anno ad un considerevole miglioramento del bando. Del resto in Italia non esiste nulla di simile e le condizioni di partenza sono davvero molto differenti rispetto a quello che accade all’estero. Dobbiamo ancora trovare una formula tutta nostra che funzioni e ci convinca pieno. Ma ce la faremo! Rimane il fatto che gli OIM funzionano alla grande già così!
La serata di premiazione al Teatro Brancaccio, chiamata anche quest’anno Music-All Party, è stata un trionfo.
Gran parte degli errori o delle mancanze dell’anno scorso sono stati scongiurati proprio a dimostrazione di come la produzione sia in un continuo “work in progress” e accetti di buon grado le critiche costruttive. Se ogni anno si avesse questo stesso grado di miglioramento, tra un paio di lustri potremmo davvero paragonarci ai grandi premi internazionali!
Sin dall’ingresso in teatro la situazione è stata decisamente più ordinata rispetto alla scorsa edizione, anche se continuiamo a non capire perché non ci sia un vero “red carpet”: si, intendiamo proprio il tappeto rosso, con le transenne, i fondali per le foto, i giornalisti da un lato e le celebrità dall’altro. Misteri romani!
Aperto il sipario la storia cambia: da una certa approssimazione organizzativa del foyer si assiste ad uno spettacolo praticamente impeccabile!
La regia di Simeoli è stata perfetta: giusti i tempi delle premiazioni, intelligenti i testi (di Claudio Pallottini e Manuela D’Angelo), belle le trovate “ruffiane” come l’omaggio ai grandi attori italiani. Ci ha divertito anche l’interazione di Simeoli con i conduttori che non è risultata mai né forzata né banale. Avremmo forse gradito qualche esibizione in più, ma il tempo è tiranno, si sa. Belle anche la scenografia di Andrea Zenoni, col coro e l’orchestra sempre in vista, e le luci di Umile Vainieri.
Ovviamente gran parte del successo della serata è da attribuire però a loro, i due mattatori alla conduzione: Giampiero Ingrassia e Serena Rossi. Di Ingrassia non sappiamo più come descriverne il talento. Possiede tutte le doti del grande artista: simpatia, intelligenza, preparazione, umiltà, versatilità, prontezza di spirito… Ingrassia è davvero una perla preziosa del nostro teatro.
La Rossi non è da meno, aggiungendo anche una solare bellezza (non me ne voglia Ingrassia). Ammetto di non guardare la TV quindi non ho idea di cosa sia Tale e Quale Show né di cosa abbia fatto la Rossi per vincere questo programma. Preferisco ammettere di averla conosciuta ed apprezzata per il suo doppiaggio del film Disney Frozen e per la sua interpretazione in Scugnizzi o nel Rugantino di Brignano. La Rossi in veste di conduttrice è stata un’ottima intuizione. Il suo sorriso, la sua spontaneità e la sua simpatia partenopea hanno dato uno sprint in più alla serata. Meravigliosa, neanche a dirlo, la sua voce che ci ha regalato un bel “I wanna dance with somebody” tratto dal musical “The Bodyguard”.
Il resto della serata è stato un tale “sali e scendi” dal palco di grandi nomi del teatro (e non) che è impossibile ricordarli tutti. A naso citiamo: Christian De Sica (che ha regalato una bellissima interpretazione di “New York New York”), Lorella Cuccarini (che ha fatto rivivere la magia di Grease con Ingrassia), Giò di Tonno (che ha emozionato con un difficilissimo Jekyll & Hyde), Loretta Goggi (che ha ricevuto un premio alla carriera), Carlo Reali (anche lui premiato per la carriera), Enzo Garinei, Max Tortora, Donatella Pandimiglio, Gino Landi, Rossana Casale, Saverio Marconi, Valeria Marini, Giovanni Allevi, Iaia Fiastri… Un parterre talmente esagerato che siamo anche un po’ spaventati: l’anno prossimo chi si potrà chiamare? Noi la buttiamo lì: e se cominciassimo ad ospitare star internazionali?
Il clou della serata è stato il medley finale: un vero tripudio di bravura e talento.
Ad aprire le danze Alice Mistroni col Popular di Wicked! Che meraviglia! Se mai qualcuno dovesse fare Wicked in Italia e non scritturerà immediatamente la Mistroni per Glinda… è un cretino! Hanno seguito a ruota Filippo Strocchi, Nicolas Tenerani, Silvia di Stefano, Emiliano Geppetti, Maurizio di Maio… Uno più bravo dell’altro! E’ bello vedere come un’intera generazione di performer italiani abbia raggiunto un’incredibile maturità artistica e professionale. Che i produttori ed i registi se ne accorgano, grazie!
Il successo del gran finale è ovviamente anche merito di Stefano Bontempi e Marco Rea che hanno curato le ottime coreografie e di Maria Rosa De Sica che ha disegnato i bei costumi.
Altro piccolo consiglio (ma parliamo veramente di dettagli): sarebbe stato molto utile mostrare sugli schermi le immagini video degli spettacoli vincitori durante le premiazioni. Questo espediente aiuterebbe il pubblico a conoscere gli spettacoli in gara (non è detto che li conoscano tutti) e riempirebbe anche gli inevitabili tempi morti del “sale a ritirare il premio…”.
At last but not the least, vogliamo fare i complimenti a due professionisti che purtroppo passano spesso in secondo piano: il maestro Dino Scuderi ed il graphic designer Paolo Lombardo.
Scuderi hai diretto l’orchestra ed il coro in maniera esemplare. Oseremmo dire che Scuderi è sempre una certezza. Lombardo ha curato la grafica dell’evento: elegante e sofisticata, degna dei più grandi eventi televisivi.
In conclusione la squadra di Petitto (e con l’occasione citiamo anche il prezioso lavoro di Viviana Tupputi, assistente di produzione) ha fatto centro e gli OIM sono stati un evento assolutamente imperdibile.
Prova del nove con la domanda di rito: varrebbe la pena di prendere un taxi per assistere agli OIM? Si, decisamente si. E forse anche un aereo!
Beh, questa sua analisi mi ha fatto assaporare un po’ di atmosfera che avrei respirato se fossi stato presente. Credo anche che un ulteriore passo in avanti, x il miglioramento continuo, é la trasmissione televisiva o anche streaming, x iniziare. Così tutti gli appassionati di musical potrebbero “saziarsi”!! ….x chi chiaramente non può venire a Roma e, dice bene, x chi non riesce a vederli. Prendi le città del sud ad esempio: tra tanti musical in scena tra Milano e Roma, quanti dalle nostre parti? (Salerno). Comunque, complimenti davvero.
Grazie, felici di essere stati utili. Concordiamo sulla possibilità di una registrazione Tv. Sarebbe molto bello!
Ciao Paolo, sono Maurizio Capitini, responsabile audio e fonico dell’ OIM. È davvero un piacere costatare che il grande lavoro svolto davanti e dietro le quinte per organizzare un tale evento, abbia portato dei risultati così buoni tanto da meritare un articolo tanto bello e lusinghiero. Ma un piccolo appunto devo farlo io a te: hai citato praticamente tutti i ruoli di attori, cantanti, creativi e maestranze con rispettivi nomi e cognomi, dimenticandoti però (visto che parliamo di Musical) di un aspetto a mio avviso non trascurabile; il suono, l’audio, il lavoro che raccoglie le performance di attori, cantanti e musicisti e le consegna al pubblico seduto in sala. Dietro un allestimento di questo genere si nasconde un grande lavoro tecnico e organizzativo che aimė mai nessuno riconosce, se ne accorgono solo se un microfono non funziona o qualcosa va storto nelle centinaia di cose che potrebbero accadere in uno spettacolo live. Speravo che almeno gli addetti ai lavori lo avessero notato magari esprimendo anche un piccolo parere sia pur esso positivo o negativo, giusto per far capire che esistiamo. Credo fermamente che (e su questo sto cercando di convincere Niccolò) così come viene riconosciuto il lavoro, e quindi l’assegnazione di un premio per il miglior disegno luci, questo debba essere riconosciuto anche per l’audio, all’estero esiste la figura consolidata del Light Designer e del Sound Designer, a mio avviso entrambi fondamentali per una forma di spettacolo quale ė il Musical. Grazie per il tuo tempo. Maurizio Capitini.
Gen.le Maurizio, ha perfettamente ragione. Mi sono dimenticato del suono! Non cercherò scuse: l’ho proprio dimenticato! Ma, come dice lei, spesso ci si accorge “del suono” solo quando fischiano i microfoni o frusciano le casse. Mettiamola così: il suono degli OIM è stato talmente buono che ci si è potuti dimenticare di esso! La prenda come un’implicita lusinga! Un po’ come quando il trucco di una donna è fatto veramente bene e non si nota (immagine rubata al collega Leone)! Tuttavia concordo con la necessità di dover dare in Italia una maggiore importanza ai Sound Designer. La prossima volta io per primo darò maggior risalto a questa importantissima figura professionale. La prego di voler accettare le nostre scuse, è stata una dimenticanza involontaria.
Grazie, a nome di tutta la categoria, e per il complimento implicito… Al prossimo anno allora!