Ritorno all’Isola che non c’è. Con Camandona e Rossi si crede ancora alle fate.
Peter Pan vola di nuovo nei teatri italiani, grazie all’omonimo musical basato sul concept album di Edoardo Bennato. Lo spettacolo, scritto e diretto da Maurizio Colombi (sul testo originale di James Matthew Barrie) e vincitore di un Premio Gassman e del Biglietto d’Oro Agis nelle stagioni 2006/2007 e 2007/2008 con Manuel Frattini, è ormai diventato, dal suo esordio, un felice appuntamento che torna ciclicamente, leggermente diverso in ogni stagione, anche nei casi in cui il cast sia rimasto pressoché invariato.
La versione attuale, a cui noi abbiamo assistito al Teatro Brancaccio di Roma, presenta un nuovo protagonista, Giorgio Camandona, e due graditissime conferme: Martha Rossi, nel ruolo di Wendy Darling e Pietro Pignatelli nel doppio ruolo di Agenore Darling (il papà dei tre fratelli) e di Capitan Uncino, così come nel film del 2003 diretto da P. J. Hogan, dove la doppia parte era sostenuta da Jason Isaacs.
Cominciamo col dire che Peter Pan è uno spettacolo che va visto e che consigliamo caldamente, non è assolutamente pensato esclusivamente per i bambini ed anzi: contiene elementi che lo rendono entusiasmante anche per un pubblico di adulti, che in alcuni punti possono cogliere messaggi che i più piccoli non possono ancora comprendere fino in fondo. E proprio gli adulti, insieme ai bambini, sono chiamati ad intervenire attivamente nella storia, nella scena clou che da sola varrebbe già tutto lo spettacolo.
La regia è sempre scattante. Le musiche di Edoardo Bennato oltre ad essere intramontabili e trascinanti, sono emozionanti ed evocative, basti pensare all’Ouverture ed alla versione strumentale di Ogni favola è un gioco, di una dolcezza struggente intrisa di magia, che grazie alle poetiche animazioni porta letteralmente gli spettatori tra le pagine del libro che racconta le avventure di Peter Pan.
Altri punti di forza sono rimasti invariati: la direzione musicale di Davide Magnabosco (tra gli autori delle musiche, tra l’altro, di Rapunzel con Lorella Cuccarini) ed il suo accompagnamento live alla tastiera che sottolinea comicamente, in stile cartone animato, movimenti e azioni o crea l’atmosfera più drammatica in determinati punti.
Senza evidenti cambiamenti anche le scene ed i dipinti di Rinaldo Rinaldi (Costruzione scene Materico) che sanno accompagnare il lato più cartoonistico e quello più sognante con efficacia ed eleganza.
Detto questo ci si chiede perché si voglia continuare a cambiare uno spettacolo che ha raggiunto da tempo la sua forma perfetta. La spinta a migliorare dovrebbe ad un certo punto fermarsi per non correre il rischio di tornare indietro. Da qui qualche appunto.
I costumi sono firmati da Francesca Grossi su quelli precedenti di Marco Biesta e Marica D’Angelo, fedeli all’epoca e di buon gusto.
Particolarmente sempre molto apprezzato il costume di Peter Pan, anche con le attuali modifiche, ma l’aggiunta di strisce catarifrangenti non aggiunge nulla, anzi: toglie magia e poesia visiva ai momenti più suggestivi del volo, rendendo il protagonista una sorta di Tron che nulla ha a che fare con Peter. Inoltre l’effetto non è aiutato (almeno alla prima non lo è stato) da un adeguato disegno luci di supporto, con il risultato che le scene in questione sono risultate troppo buie, rendendo poco visibile il volo di Peter Pan e dei fratelli.
Le coreografie, che sono sempre cambiate da una edizione all’altra, questa volta sono firmate da Rita Pivano. Ma se cambiano le coreografie, sicuramente cucite addosso al nuovo protagonista, non cambia l’animazione dell’ombra di Peter, nella scena in cui il ragazzo tenta di riprendersela, dopo che questa gli è stata strappata dal cane/tata Nana. Così, nella sfida tra i due, Pan salta in un modo, l’ombra in un altro, mentre i due movimenti dovevano alternarsi identici. Una pecca di leggerezza forse, che i più attenti ed esigenti hanno subito notato.
Manca poi un vero numero che lasci a bocca aperta e trascini in Non so darti torto ragazzino, pezzo che ha sempre visto sfoghi coreografici che mettevano in luce le peculiarità dell’artista che interpreta Peter e l’agilità e la forza di Pan a confronto con gli Indiani, qualità che ballettisticamente parlando sicuramente Camandona ha. Nel complesso comunque le coreografie sono divertenti, soprattutto quelle che riguardano i pirati.
Nel tentativo di rendere più snello lo spettacolo, anche se a nostro avviso non ce n’era bisogno, sono stati fatti inoltre numerosi tagli ed il ritmo in alcuni punti è sembrato troppo affrettato e per assurdo, invece di velocizzarlo, il musical è sembrato meno brillante del solito. Si è giocato meno anche su alcune situazioni, rendendo meno forti delle scene che erano già super collaudate.
Attenzione poi alla poca credibilità dell’avvelenamento della medicina di Peter da parte di Uncino, che non entra più nel covo (sopprimendo gag divertenti) ma versa il veleno dall’alto mentre, Peter Pan è sveglio; attenzione anche al disturbo che viene dato alla scena commovente del commiato dei Bimbi Sperduti e dei fratellini Darling – che lasciano l’Isola che non c’è – dal suono dei pugni assestati dai pirati agli amici di Pan, man mano che risalgono dal nascondiglio.
Tra tutti i tagli che non abbiamo condiviso va citato poi, uno su tutti, quello del brano Nel covo dei pirati, perché la canzone conteneva alcuni concetti fondamentali che davano senso allo spettacolo e spiegavano anche bene il personaggio di Uncino ed il suo dramma: «Non vedi il tempo corre e non lo puoi fermare/diventi grande (vecchio, in alcune edizioni) e ti vogliono cambiare» gli cantava Wendy. Ed il tempo che corre, scorre o si ferma è una presenza costante in Peter Pan, dalla sveglia che ha ingoiato il coccodrillo, al Big Ben di Londra, al freeze dell’ultima scena, alla canzone del Rockoccodrillo (che dalla scorsa edizione non è più cantata dall’alter ego del rettile, vestito da Big Ben, ma da Michael). Del resto è proprio il suo essere vecchio e mai amato, ad alimentare l’odio di Uncino verso Peter che gli sbatte in faccia: «Io sono la giovinezza, l’alba del mattino, tutto quello che non sei tu».
Il taglio si lega purtroppo al già non condiviso taglio di Quando sarai grande effettuato fin dalla stagione 2011/2012: il brano (anche se apparteneva all’album Burattino Senza Fili) dava maggiore profondità al personaggio di Peter Pan, soffermandosi sulla sua solitudine e sul perché il ragazzo non voglia crescere.
Ultima perplessità: nel comunicato stampa si parla di un drone che, rappresentando Trilly, si librerà in platea. Non si è visto nessun drone, almeno dalla galleria, ma una Trilly che, dalla consueta piccola lucina laser verde, si ingigantisce durante la canzone clou, La Fata, prendendo le sembianze della Trilly della Disney. Forse i bambini la gradiranno, ma l’idea sembra togliere un po’ di poesia e di atmosfera magica alla scena.
Veniamo agli interpreti. Giorgio Camandona si è confermato un ottimo performer, tra i più completi in circolazione. Grande apertura di gambe, potente nei salti, intonazione perfetta, credibilità nel ruolo: Giorgio, mai falso o forzato, ha saputo trasmettere tutta l’energia di Peter Pan. Dovrebbe però scavare più a fondo nel personaggio, anche nei momenti in cui non ci sono battute e si devono comunicare certe emozioni solo con il movimento del corpo e con lo sguardo. E ancora andrebbero evidenziati maggiormente, con pause o cambi di tono, i momenti di riflessione che compaiono quasi all’improvviso tra quelli più sopra le righe, altrimenti c’è il rischio che rimanga tutto sullo stesso livello. Non è dato sapere però quanto in questo concorrano un lavoro di regia da approfondire ulteriormente e la volontà di sveltire lo spettacolo, impressione riscontrata in tutto il musical.
Martha Rossi, ha interpretato il ruolo accanto a Manuel Frattini, Massimiliano Pironti ed ora accanto a Camandona. Abbiamo visto cambiare giustamente la sua interpretazione in relazione al partner che aveva di fronte e, in alcune scene, scavare sempre più a fondo. Martha è una forza della natura, non si saprebbe immaginare una Wendy migliore: porta il personaggio a quel giusto punto che è in bilico tra l’essere ancora bambina e l’affacciarsi della ragazza più adulta, con grande naturalezza. Ben studiati tutti i movimenti che risultano credibili e giusti per l’età scenica che deve dimostrare. Divertentissime le sue tirate logorroiche con l’immancabile «Ma quanto parli?» a commento. Nei brani musicali è sempre un piacere riscoprire la bravura di Martha Rossi e le sue doti vocali, ad ogni nota. Il culmine è raggiunto in Ogni favola è un gioco, dove in un attimo di sospensione, con la mano protesa ad afferrare qualcosa di impalpabile, c’è tutta la magia del senso delle favole, la nostalgia e la sensazione della loro inafferrabilità.
Pietro Pignatelli si riconferma straordinario nel ruolo di Uncino. Impossibile non amare il Capitano dei Pirati che ci propone: malefico, l’alibi che l’umanità si crea riversandogli addosso il suo lato oscuro, ma anche un bambinone cresciuto senza amore, simpatico nella sua sfortuna e nelle sue fobie. Ci vogliono grande personalità ed esperienza per interpretare un ruolo così complesso ed anche assenza di snobismo e volontà di giocare con un ruolo del genere e Pignatelli queste doti le ha tutte. La sua voce, nel canto, potrebbe essere definita un velluto e la si può apprezzare in particolar modo proprio nella ripresa finale di Ogni Favola è un gioco. Uncino però è quello che forse, su tutti, soffre maggiormente dei tagli effettuati in questa edizione e dei ritmi accelerati ed è un peccato.
Giorgia Arena interpreta il piccolo Michael Darling con credibilità.
Laura Fiorini (che non è nuova in Peter Pan, anche se nuova nel ruolo) è John Darling. Incredibile come Laura riesca a sembrare un ragazzo. Divertentissima la sua caratterizzazione, particolarmente apprezzata nella scena in cui i Bimbi Sperduti vengono catturati dagli Indiani.
Domenico Chianese è un perfetto Spugna, anche se il suo è uno di quei personaggi purtroppo un po’ penalizzati dai tagli.
Splendide le doti vocali di Pamela Scarponi che interpreta Giglio Tigrato e mamma Darling.
Troppe evoluzioni vocali però, e non è questo il solo caso, rischiano di spostare troppo l’attenzione sull’interprete e sul suo talento e toglierla al personaggio e alla storia.
Completano il cast, tutto di buonissimo livello, i Bimbi Sperduti: Samantha Bellaria (Bombolone e Zia, anche lei già presente nella precedente edizione), Massimo Finocchiaro (Pennino), Valeria Ianni e Carlotta Sibilla (i Gemelli), Viola Zanotti (Pochino). Indiani e Pirati: Marco Di Palma, Luca Laconi, Pierluigi Lima, Tiziano Russo, Maria Sacchi, Carlo Schiavone.
Direzione Cori e Canto: Alex Procacci. Assistente alla regia: Marco Vesica. Assistente alle coreografie: Francesco Spizzirri.