di Barbara Palumbo
Seconda tappa per il Maestro giapponese, Leonard Eto, famoso per essere uno dei più innovativi musicisti di Taiko: il tamburo giapponese.
Dopo l’esperienza con il gruppo dei Kodò, ha iniziato un percorso da solista che lo ha visto approdare anche al Crt di Milano per la seconda tappa il suo progetto blendDRUMStheatre. L’artista giapponese vuole integrare le arti percussive con altri mondi della creatività umana.
In Italia la collaborazione è stata con la coreografa Susanna Beltrami, le sue danzatrici e gli allievi della scuola di formazione da lei diretta, la Dancehaus di Milano.
Il tema di questo secondo appuntamento (il primo parlava delle origini della vita o meglio del battito del cuore) era la liberazione del corpo e la gioia di vivere. Per descrivere quello che Eto riesce a creare con le percussioni, qualsiasi esse siano è impresa non semplice, vi basti che il primo colpo di taiko arriva dritto al cuore e allo stomaco. Alternando elementi percussivi riesce a modulare suoni così vari, che pare impossibile che escano dalle mani di un solo musicista. Il controllo sui pianissimi e sui vibrati è incredibile.
Non ci hanno convinto pienamente gli interventi coreografici. Quelli corali erano, nei punti d’insieme, abbastanza imprecisi, mentre le tre soliste (Alice Carrino, Giulia Murgianu e Lara Viscuso) hanno danzato indubbiamente bene e con una grande padronanza della tecnica, ma dove era palesato il tema della serata: la gioia di vivere? A parte un breve e sporadico sorriso mostrato dalla Mugianu, i volti delle tre danzatrici non hanno trasmesso granché. Non che questo tolga allo spettacolo che è di qualità eccelsa, ma avrebbe potuto completare un lavoro che merita di essere ricordato come uno degli appuntamenti più emozionanti della stagione del CRT.