Fuoriclasse italiani per un cult off Broadway
di Ilaria Faraoni
Al Teatro dei Satiri di Roma, nella Sala Agus, ha debuttato la nuova versione italiana di uno dei musical off -broadway più famosi: Ti amo, sei perfetto, ora cambia (I love you, you’re perfect, now change) scritto da Joe Di Pietro (libretto e testi) e musicato da Jimmy Roberts.
Lo spettacolo, dal suo debutto nel 1997, è diventato un vero e proprio cult con tanto di fans accaniti: basti pensare alle traduzioni in ben 13 lingue per capire la portata del fenomeno. E visto che il musical ruota intorno all’amore, un tema universale, osservato in quadri a sé stanti nelle varie situazioni e fasi della vita, non c’è da meravigliarsi. Prevale su tutto l’ironia, spesso con situazioni o battute piccanti, ma non mancano anche momenti più intensi o spunti di riflessione.
Marco Simeoli, il regista della versione in questione, aveva già messo in scena lo spettacolo qualche anno fa: ora lo ripropone in una veste rinnovata grazie anche alla mano di Piero Di Blasio, che ha curato il nuovo adattamento. Un’accoppiata vincente: il primo è un regista (anche attore) che si riconferma dinamico e dalle idee brillanti; il secondo è un artista che, come dimostrato anche con Ciao Amore Ciao (vincitore dei Musical! Awards nella categoria off) ha una grande facilità di scrittura e di comunicazione.
Il lavoro di entrambi va verso una interpretazione più nostra, più italiana (pur mantenendo fedeltà al testo originale) sia grazie ad alcuni riferimenti specifici in alcune battute, sia grazie ad un tipo di gestualità e di recitazione che ci appartengono maggiormente.
La regia è veloce, scattante, con gli attori sempre in movimento, ogni cosa è studiata e al posto giusto, non esistono tempi morti nemmeno nei cambi scena, a vista, che consistono nel sistemare in maniera diversa quattro cubi che creano ambientazioni differenti, diventando sedie, tavolini e via dicendo e che, colorati di giallo, verde e rosso, riprendono anche i colori dominanti degli abiti di scena (Valentina Giura) e delle foto promozionali del cast. Protagonista di questi momenti è Serena Allegrucci che, con simpatia, a ritmo di musica, parlando al cellulare o facendo qualche passo di danza, rende momento di spettacolo anche qualcosa che solitamente viene nascosta dal nero, accompagnata dalla musica dal vivo suonata al piano da Marcos Madrigal, in scena per tutta la durata della commedia. Le canzoni infatti sono tutte interpretate con l’accompagnamento del solo pianoforte e, date le dimensioni ridotte del teatro, senza gli archetti.
Altra trovata vincente è quella di usare vari stili di canto per creare contrasti e situazioni particolari, come nella scena del cinema, dove si mescolano pop e lirica con intento comico, per sottolineare i due diversi stati d’animo dei protagonisti.
In scena quattro artisti: in ordine alfabetico Daniele Derogatis, Di Blasio stesso, Stefania Fratepietro e Valeria Monetti, vale a dire un concentrato di puro talento e versatilità non da tutti i giorni.
Che dire, se non che cast del genere dovrebbero essere la norma e non solo, come capita spesso di vedere, in spettacoli off? Vogliamo e ci meritiamo questi talenti come primi nomi in tutti i teatri, nelle piccole come nelle grandi produzioni con le quali, comunque, spesso lavorano questi performers.
Parliamo prima delle due donne: la Fratepietro e la Monetti le vedi nel drammatico e pensi che siano perfette in quel genere, nate per comunicare emozioni forti; poi le vedi nel brillante e le trovi adattissime anche a mandare avanti una commedia leggera; le vedi ancora in ruoli molto comici e caricati come in Ti amo, sei perfetto, ora cambia e rimani incantato dalla gamma di espressioni, dalle caratterizzazioni curate fin nei dettagli (nella voce e nella gestualità) che ti convincono che siano perfette anche per questo genere. Hanno intelligenza scenica, ritmi precisi, tempi comici e drammatici, padronanza delle più svariate situazioni. Insomma: non c’è niente che non possano fare! Standing ovation per due interpreti così!
Come non menzionare una Monetti bambina in macchina con i genitori, o una Fratepietro infagottata con una specie di grosso berretto peruviano con pon pon, una coperta/mantella buttata addosso, calzini a righe e pantaloni da tuta, che esulta per la telefonata del tipo che le piace, Ken, vincendo anche un telefono d’oro? O ancora si potrebbero ricordare la verità della prima, che confessa la solitudine e il fallimento di una donna divorziata (un divorzio, come spiega lei, è una situazione straziante per la quale nessuno pensa di farti un’anestesia) alle prese con il primo video appuntamento per trovare un compagno, o il dialetto siciliano di un’emigrata italiana in America, con tanto di fazzoletto in testa, della seconda.
Nello spettacolo, poi, tutti e quattro gli attori hanno molto a che fare con l’espressione del corpo tramite movimenti coreografici o veri e propri passi di danza tra pirouettes e prese classiche come quelle di cui è protagonista la Fratepietro.
C’è da dire che questi momenti, coreografati da un grande professionista come Stefano Bontempi, hanno molta presa, contribuiscono a dare quel tocco di divertimento in più perché sono usati spesso in chiave comica per sottolineare alcune situazioni; non sono mai fini a se stessi e a volte assumono quasi il sapore di una sigla da varietà televisivo o di un videoclip.
Tornando ai protagonisti, è la volta degli uomini. Piero Di Blasio è un altro artista davanti al quale ci si leva il cappello, un artista a tutto tondo, viste anche le sue doti di scrittura e di regia: è pienamente padrone della scena, cattura l’attenzione, passa dalle sfumature più caricate o da “macho alla brillantina”, a quelle più tenere come quelle del padre che ormai parla il linguaggio ridicolo del figlioletto, stretto ad un gigantesco orsacchiotto di peluche. Per citare un quadro su tutti basti pensare al momento con i due protagonisti imbranati e imbarazzati che vede il suo clou con la canzone A Stud and a Babe, tradotta molto efficacemente con “Se io fossi figo, se io fossi bona”.
Ottima interpretazione anche quella di Daniele Derogatis, voce sicura, carica ironica ed autoironica particolarmente evidenti nel pezzo “sexy” con la moglie/Fratepietro, in occasione del quale indossa una inconfondibile parrucca bionda con ciuffo rosso che richiama immediatamente Mirko dei Bee Hive (dal cartone Kiss me Licia, passando per i successivi telefilm italiani con Cristina D’Avena): una piccola autocitazione, visto che Derogatis fa parte di una cover band che suona tutte le sigle dei cartoni animati più amati dal pubblico, la Ufo Robot Band.
Da notare anche le numerose invenzioni sceniche, come le racchette da tennis che al buio sono fosforescenti, la sagoma dell’automobile celeste con cuoricini rossi, con le portiere che diventano elementi mobili di coreografia e la targa che richiama la scritta “Ti Amo”: T1 4MO.
Il disegno luci di Marco Macrini è funzionale alla narrazione: è particolarmente evidente nell’illuminazione degli interpreti con quella lieve alternanza dell’intensità della luce dovuta alla immaginaria proiezione del film cui assistono i protagonisti, o nel progressivo passaggio verso il buio sempre più invasivo nel brano più drammatico, citato sopra, interpretato da Valeria Monetti.
Assistenti alla regia Serena Allegrucci e Matteo Volpotti.
Lo spettacolo si è autopromosso mandando in giro per le strade del centro due inviate con il grande cuore rosso, usato anche in scena, dentro il quale campeggia in bianco il titolo italiano del musical: ai passanti veniva chiesto a chi avrebbero dedicato la frase “Ti amo, sei perfetto, ora cambia”.
A chi scrive e a tanti spettatori verrebbe in mente una risposta dedicata al cast: “Vi amiamo, siete perfetti, NON cambiate!”.
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Questa la nostra video intervista ai protagonisti di TI AMO SEI PERFETTO ORA CAMBIA.
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