ULTIMA MOSSA – CHESS IL MUSICAL
di Ilaria Faraoni – foto di Paolo Lombardo
Al Teatro Ambra alla Garbatella, a Roma, è andato in scena a fine aprile un nuovo tentativo, questa volta presentato da Planet Arts con l’organizzazione di Raffaele Pandolfi Events, di portare in Italia il musical Chess. Per ora soltanto due date romane (dopo alcune anteprime siciliane) per un progetto che spera, in futuro, di crescere sempre più.
Lo spettacolo originale debuttò a Londra nel 1986 (dopo l’uscita del concept album del 1984 ed il Concert tour) e, come molti sapranno, è ambientato in clima di guerra fredda tra USA e URSS: due finali mondiali di scacchi, una a Merano, una a Bangkok; un campione russo da una parte, uno americano dall’altra.
Sui due uomini si caricano significati che vanno al di là del semplice sport. Due diverse ideologie, intrighi, ricatti, politica, servizi segreti, eventi storici come la rivoluzione ungherese del 1956, si innestano su tre storie d’amore: da una parte c’è la relazione tra l’arrogante Freddie, l’americano, e Florence, ungherese di nascita, sua ex e suo “secondo” per gli scacchi; dall’altra c’è la storia appena nata tra quest’ultima ed il campione russo, Anatoly, che porta alla rottura lavorativa tra Florence e Freddie; per finire c’è la relazione di Anatoly con Svetlana, la moglie lasciata in patria. Tanti elementi si intrecciano dunque in un musical che da più di trent’anni, nonostante la vita travagliata che ha subito, fa parlare di sé.
Grandi i nomi nel cast creativo: Benny Andersson and Björn Ulvaeus degli ABBA per le musiche; Tim Rice (dal quale era nata l’idea) e lo stesso Ulvaeus per le liriche. A questi si aggiunge Richard Nelson che, per la versione di Broadway del 1988, scrisse il libretto apportando numerose modifiche alla storia e ai personaggi e inserì più dialoghi. Lo stesso Tim Rice, in occasione della versione concerto del 2008 da lui stesso presentata alla Royal Albert Hall di Londra, ha esplicitato il suo preciso e amaro parere sull’evoluzione che Chess ha subito (leggi qui).
L’edizione di cui si parla qui è firmata da Giancarlo Nicoletti (regia, traduzione e adattamento) che, per rendere accessibile a tutti il musical, ha optato per una versione italiana delle liriche ad opera di due nomi importanti del settore: Franco Travaglio e Andrea Ascari.
Nicoletti sceglie di mettere in scena una versione con più dialoghi, ma la trama segue l’edizione londinese originale; il mood, poi, ricorda quello della versione concerto del 2008.
Molto buona la concezione registica, asciutta, ben congegnata, con un ensemble che canta dal vivo, cosa che dà una marcia in più all’allestimento, anche perché è raro, purtroppo, che le parti corali non siano registrate.
D’effetto è anche l’impostazione coreografica di Marzia Guerrera e Igor Pane (protagonisti dei passi a due). Oltre ad alcuni momenti propriamente ballati, che includono anche un quadro corale stile orientale (ambientato infatti a Bangkok), molte scene d’insieme prevedono semplici, ma indovinatissimi, movimenti coreografici che commentano quasi psicologicamente le azioni, amplificando quello che accade. Altri ancora sono momenti simbolici come quello che vede il campione russo intrappolato in un quadrato generato dalla tensione di alcuni tessuti rossi mossi dal cast.
All’inizio ogni personaggio è dietro ad un pezzo degli scacchi, a sottolineare che tutta la storia è una grande partita, come del resto la vita: più volte in modo velato, fino al finale dove il “gioco” è dichiarato, ci si riferisce a questa concezione. L’arbitro che commenta e “chiama” le mosse di vita effettuate dai protagonisti, ne è l’esempio lampante.
Un tocco di attenzione al game c’è anche nei costumi, soprattutto nella scena che vede le due donne, Florence e Svetlana, vestite di bianco e di nero.
Interessanti e ben usate le proiezioni video, molte delle quali sono reali documenti storici d’epoca dell’Istituto Luce. In apertura una serie di eventi si imprimono all’attenzione degli spettatori, in caratteri bianchi alle spalle del cast schierato sul palco. Si ripercorrono, grazie anche alle immagini, quaranta anni di storia, dalla Conferenza di Postdam del 1945, al Piano Marshall del 1947, dalla divisione della Germania, alla nascita della Nato, al Patto di Varsavia, fino ad arrivare alla suggestiva caduta del muro di Berlino del 1989.
Altro tipo di proiezione è usato invece ad uso scenografico o a scopo psicologico. Durante una drammatica canzone sull’infanzia di Freddie, un vero e proprio videoclip con un bambino, proiettato alle spalle del protagonista, colpisce gli spettatori.
Da ricordare anche le ironiche incursioni, sempre a mezzo video, di Marco Baldini (che per l’occasione anagramma il suo nome diventando Baldo Marchini) accompagnato da Martina Catuzzi. I due, tra facezie varie, sono nella finzione gli inviati di Global Television, l’emittente che segue i campionati mondiali di scacchi: tali interventi però non sembrano molto in stile con tutto il resto.
In scena lo stesso Giancarlo Nicoletti interpreta Anatoly Sergievsky in maniera credibile, essenziale, intimistica. L’antagonista americano, Freddie Trumper, è Damiano Borgi: il suo momento più intenso è proprio quello del brano sull’infanzia sopra citato (“Pity the child”). E ancora troviamo Laura Leontini (Florence Vassy) Matteo Montalto (l’arbitro), Tony Colapinto (Ivan Molokov), Daniele Venturini (Walter De Courcey).
Al cast dei ruoli, di buon livello anche se non del tutto omogeneo quanto ad esperienze, si aggiunge, in partecipazione, solo nelle due date romane, una delle principali performers italiane: Stefania Fratepietro. Un’altra interpretazione vincente che accresce il carnet di questa straordinaria artista. La Fratepietro entra in scena nel secondo tempo trasudando un’aura di regalità; la sua Svetlana è altera e allo stesso tempo fragile. Se c’è un’emozione da comunicare la Fratepietro lo fa con naturalezza disarmante e qui non si smentisce, visto che di momenti intensi e profondi il suo personaggio ne ha molti.
Preciso e convincente l’ensemble: Serena Allegrucci (già apprezzata per le sue incursioni e la collaborazione come assistente alla regia nel recente Ti amo, sei perfetto, ora cambia), Salvo Bandiera, Giulia D’Albero, Annalori Fullone, Marzia Guerrera, Martin Loberto, Angelo Lucarella, Paola Musollino, Igor Pane, Valentina Perrella, Davide Sapienza, Cristina Todaro, Matteo Volpotti.
Il video editing è di Carmelo Lucera e Roberta Tortorici; la direzione musicale di Bruno Corazza; il disegno audio e luci di Enrico Nicoletti; la grafica di Paolo Lombardo. Giancarlo Nicoletti, si avvale di Sofia Grottoli come assistente alla regia e dell’attivissima Viviana Tupputi come aiuto regia.
Bella anche l’idea di arredare la scalinata interna al teatro con i pezzi degli scacchi, così come la dislocazione nel foyer di diversi tavolini con scacchiere dove gli spettatori potevano davvero giocare. Presente anche uno stand del circolo Frascati Scacchi.
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