Canzone da musical, canzone pop e aria d’opera, quali differenze e quali somiglianze?
di Francesco Lori
Per cogliere al meglio il senso della musica che stiamo cantando, o ci accingiamo a cantare, è bene sapere anche perché ha una struttura piuttosto che un’altra.
Mi spiego: se analizziamo le canzoni da musical troveremo delle forti similitudini con le canzoni pop, ma anche molte con le arie d’opera, vediamole.
La canzone pop si compone nella maggior parte dei casi in due o tre parti: la strofa (A), il ritornello (B) e a volte il ponte o parte C. Quindi sono sufficienti due idee musicali per comporre una canzone, ovviamente devono sposarsi bene, essere fra di loro in un rapporto di tonalità efficace ecc.
Provate a pensare a canzoni anche molto famose, vi accorgerete che sono costruite con pochi elementi musicali. Moltissime canzoni da musical hanno questo tipo di concetto: strofa, strofa, ritornello, strofa ritornello; a volte un elemento nuovo fra la terza strofa e il ritornello o dopo il secondo ritornello per concludere ancora con un ritornello, magari più alto di tonalità.
Pensate banalmente a GREASE o JAKYLL & HIDE o la canzone di Maddalena nel JESUS. Tutti esempi molto chiari di come la struttura pop abbia influenzato le canzoni da musical, almeno quelli degli ultimi 40 anni.
In questo tipo di struttura le note più acute e le frasi più svettanti si trovano nei ritornelli, mentre le strofe sono più discorsive e narrative.
Le arie d’opera invece hanno un’altra concezione di struttura.
A volte iniziano con un recitativo che prelude il vero inizio dell’aria, non hanno una forma così regolare (mi riferisco soprattutto alle opere dell’800 e ‘900) ma sono una sorta di crescendo verso il climax massimo. Pensiamo al famoso “Nessun Dorma” della TURANDOT di Puccini, o all’altrettanto famosa “Di Quella Pira” dal TROVATORE di Verdi. Hanno dei temi ripetuti, come se tornassero alla strofa ma non ci sono dei veri e propri ritornelli, hanno in realtà dei ponti che portano la melodia al suo picco massimo che, nella maggior parte dei casi, si trova in fondo all’aria, e non prima!
Ecco che di questo trucco “strappa applauso” il musical fa una delle sue prerogative.
Finire la canzone con il “botto finale” è un espediente che aiuta lo spettatore a capire che deve applaudire, sembra banale ma molte arie e molte canzoni da musical famose devono gran parte del loro successo a questa trucchetto.
Mi sembra normale che a questo tipo di struttura ricorrano i brani di generi che vengono rappresentati in teatro, il musical e l’opera appunto, quelli che hanno bisogno di un “contatto” con il pubblico e di una risposta immediata, oltre all’effetto scenico.
Pensate se un brano in un musical finisse in dissolvenza come certi dischi pop, che delusione (in un brano di GOSTH succede questo, molto strano!).
Ecco che il musical mescola le carte, spesso le strutture sono pop ma i finali sono da opera lirica: se torniamo a JAKYLL & HYDE sentirete canzoni molto pop con finaloni operistici (“I need to know”, “A new life”, “Someone like you”).
Addirittura WICKED inizia spesso le sue canzoni con dei recitativi (“Popular”, “The Wizard and I”).
SPRING AWAKENING, musical pop fino in fondo, secondo me paga un po’ lo scotto dei finali; a me piace moltissimo, ma le canzoni non riscuotono il successo che meriterebbero anche per questo, a mio parere. Il bello di queste canzoni è che scivolano nella storia senza chiederti l’interruzione dell’applauso, ma a volte essere più ruffiani non guasta.
Come possiamo vedere il musical fonde le strutture del pop e dell’opera, cercando di mantenere la ripetitività tematica del pop, elemento che aiuta a ricordarsi meglio le canzoni; e l’esplosione finale dell’opera, che strappa un applauso immediato e fragoroso, con o senza recitativo.
Credo sia utile capire la struttura per meglio eseguire una canzone: i temi, le modulazioni, le riprese, gli sviluppi ecc.
Un buon cantante dovrebbe masticare un po’ di teoria musicale per meglio approcciare il materiale musicale che gli si apre davanti.